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Olio su tela
1756
Anton Angelo Falaschi
cm. 13×22

 

In primo piano sono presenti due gruppi di figure: sulla sinistra è rappresentato un gruppo formato da tre personaggi, sulla destra invece un gruppo di quattro figure. In secondo piano possiamo osservare uno scenario architettonico popolato da ulteriori figure (così anche in basso sono inserite due figure).
La scena che si sta svolgendo rappresenta un fiero confronto tra il giudice romano, Erode, ed il santo Giovanni Battista. Il giudice, tetrarca della Galilea, è assiso in trono ed è affiancato da due figure femminili, ovvero Erodiade, anch’essa assisa in trono, e la giovane Salomè. Arretrata rispetto al gruppo la figura di un anziano.
La posizione del gruppo regale è rialzato rispetto al santo che viene raffigurato in piedi tra due soldati, uno dei quali lo afferra in vita con l’intento di bloccare il suo cammino. S. Giovanni Battista è presentato senza vesti, coperto solo dalla pelliccia di pecora, elemento distintivo del santo, e un lungo mantello che gli cade ai piedi.
Con la mano sinistra impugna la croce sottolineando il ruolo di precursore di Cristo. I due soldati indossano l’armatura e l’elmetto piumato, ma soltanto uno dei due porta con se lo scudo e la lancia.
I sovrani vestono abiti regali e fastosi che corrispondono evidentemente alla moda contemporanea del pittore.
Erode impugna con la mano sinistra lo scettro, la regina porta la mano al volto, entrambi sono intenti ad ascoltare le parole del Battista che tende il braccio destro verso di loro individuando il punto focale della scena. Dietro il trono si scorge un tendaggio scuro che copre parte dell’architettura. Quest’ultima si eleva su due piani ed è caratterizzata da arcate a tutto sesto intervallate da paraste che modulano le pareti.
La scena si svolge all’interno di una lunetta dipinta che funge da cornice e che si staglia sul fondo grigio della tela sulla quale troviamo un’iscrizione in lingua latina con il nome e cognome del pittore e la data di esecuzione (1756).

ANTON ANGELO FALASCHI
Evanescente e scarsamente dotata è la personalità di questo artista che, dopo aver appreso le prime nozioni del disegno e della pittura dal baroccheggiante Francesco Maria Bonifazi (1722), cercò il perfezionamento nella città di Roma dove si trattenne per alcuni anni.
La sua limitata produzione fin qui conosciuta denota debolezza di disegno, scarsa conoscenza dell’anatomia e della prospettiva, ridotta capacità negli effetti cromatici (Noris Angeli, Chiesa del Gonfalone in Viterbo, p. 14).
Anton Angelo Falaschi rimane uno degli artisti semisconosciuti del ‘700.
Che fosse nato nel 1710 e morto forse nel 1765, come afferma Mario Signorelli, è da prendersi con cautela, ignorandosi donde tali date siano state tratte (Italo Faldi, Pittori viterbesi, p. 77).
Maggiore sicurezza sembrano dimostrare sui dati biografici Simonetta Angeli e Fulvio Ricci che indicano come data di morte il 1768 all’età di 67 anni.

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