Palazzo Doebbing

Sutri

La mostra d'Arte ideata da Vittorio Sgarbi

«Si viene a Sutri per vedere quello che altrove non si vede – racconta Vittorio Sgarbi –. L’arte non può essere abbandonata perché non c’è un momento in cui si possa rinunciare a rappresentare il mondo. E il mondo è dentro questi artisti, ognuno dei quali è lo specchio di una sensibilità diversa, triste, solitaria e finale. Finisce così una lunga stagione di proposte che ha rivelato artisti difficilmente visibili nei luoghi deputati per l’arte contemporanea. Scoperte e riscoperte che hanno caratterizzato sette edizioni di mostre».

Dopo ben sette edizioni, giunge quindi al termine la stagione espositiva a cura di Vittorio Sgarbi al Museo di Palazzo Doebbing con una mostra dal titolo Sutri. Triste, solitario y final. La mostra, ideata da Vittorio Sgarbi e prodotta da Contemplazioni, è resa possibile grazie a Intesa Sanpaolo. Il riferimento alla citazione de Il lungo addio di Raymond Chandler, che ispirò il titolo del romanzo di Osvaldo Soriano Triste, solitario y final, è inequivocabile. Questa mostra è l’ultimo omaggio di Vittorio Sgarbi alla città che, per cinque anni, lo ha visto sindaco. Ma il suo è più un arrivederci che un addio.

Il risultato è dunque una mostra controversa e originale, nella quale protagonisti sono i molteplici artisti che affollano le sale espositive al pari delle stelle del cinema del passato che Soriano coinvolge nel suo racconto. Lo scenario è il mondo dell’arte, con i suoi miti, il suo poliedrico immaginario, la sua straordinaria bellezza e vivacità. Qui gli artisti attraverso le loro opere raccontano la loro vita, le loro esperienze e sensazioni, ma soprattutto la loro solitudine, quasi a voler creare una realtà parallela nella quale ognuno possa scegliere il suo personaggio preferito.

Sono esposte le opere di: Dyalma Stultus, Pinot Gallizio, Benito Jacovitti, Saverio Rotundo, Bruno Canova, Gianfranco Ferroni, Chiti Batelli, Anne Donnelly, Simon Gaon, Wolfgang Alexander Kossuth, Marialuisa Tadei, Filippo Dobrilla, Marco Ferri, Giovanni Iudice, Matteo Peretti, Roberto Ferri, Emanuele Giuffrida.

Sezione permanente del Museo

La collezione permanente del museo di Palazzo Doebbing è suddivisa in aree tematiche. Una è dedicata all’arte antica e ospita manufatti di epoca romana tra i quali particolarmente rilevante è l’Efebo del I secolo d.C., a testimonianza della millenaria identità sutrina. E’ presente anche una sezione dedicata all’arte sacra che conserva e valorizza una preziosa selezione di opere del tesoro della Cattedrale. In ultimo la galleria d’arte con tele e tavole provenienti da differenti edifici della Diocesi di Civita Castellana, tra le quali spiccano capolavori di maestri come Antoniazzo Romano, Sano di Pietro e Antonio da Viterbo. Il museo ospita durante l’anno numerose mostre sempre incluse all’interno del ticket di ingresso senza sovrapprezzi.

Dove

Centro Storico di Sutri

Contatti

+39 351 2440558 - 800 266 300

Email

sutri@archeoares.com

ORARI

Dal martedì alla domenica: 10:00-13:00 / 15:00-19:00

Ultimo ingresso: 30 minuti prima della chiusura

PREZZI 

Intero: 10 euro

Ridotto: 8 euro (gruppi, docenti, ragazzi da 13 a 18, forze dell’ordine, guide turistiche abilitate, accompagnatore del disabile)

Ridotto residenti: 5 euro

Gratuito: fino a 12 anni, disabili e accompagnatore, giornalisti accreditati

SUTRI PASS 15,00€ (include l’ingresso all’anfiteatro, al parco archeologico, al Mitreo, all’Antiquarium e al Palazzo Doebbing)

L’Anima di San Gimignano
Protagonista dell’esposizione è la preziosa scultura etrusca di San Gimignano, una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni, immaginata qui in dialogo con il celebre Efebo di Sutri. Arriva quindi eccezionalmente in mostra questo prezioso bronzo ribattezzato da Vittorio Sgarbi “l’Anima di San Gimignano”. Una meravigliosa e sorprendente statuetta votiva rinvenuta nel 2010 durante alcuni lavori di ristrutturazione di un edificio privato nei pressi del torrente Fosci, tra le colline che da San Gimignano scendono verso la Valdelsa.  
Wainer Vaccari – Adriano Fida – Lorenzo Tornabuoni
Il percorso di mostra si apre con tre pittori che fanno della loro arte una mitologia contemporanea. Il legame di Wainer Vaccari (Modena, 1949) con la cultura nordica produce paesaggi e situazioni che assomigliano a fermo-immagini di leggende antiche, vestite di abiti moderni. I personaggi sono eroi folli, seri e concentrati, cupamente ironici. Il mito del nord di Vaccari dialoga con il mito greco-latino, a cui guardano le opere di Adriano Fida (Reggio Calabria, 1978). I suoi protagonisti sono muse e divinità, che non perdono nulla del loro arcaico mistero, al contrario: come l’oracolo di Delfi, Fida non dice né nasconde, ma accenna attraverso simboli irrisolti. Anche le opere di Lorenzo Tornabuoni (Roma, 1934 – 2004) hanno a che fare con il mito, non per imitarlo, ma per crearlo: spreme le essenze segrete della Sabaudia, e ci mostra le figure di canottieri come icone di delicata solitudine.  
Alessandra Mattè – Stefano Maffessanti – Federico Maria Sardelli
La ricerca dell’identità non avviene in superficie, ma implica esplorazioni profonde e sotterranee. Così, il visitatore scenderà le scale di Palazzo Doebbing, e ritroverà al piano interrato una galleria di ritratti indagatori dell’animo umano. Volti deformati e capovolti, come quelli fotografati da Alessandra Mattè (Milano, 1978), che disturbano e incuriosiscono. Colti nella loro quotidiana semplicità, e proprio per questo autentici, come quelli di Stefano Maffessanti (Lovere, 1975), i ritratti e gli autoritratti di Federico Maria Sardelli (Livorno, 1963), sono introspettivi e disincantati: calchi dell’io, così nitidi da ricordare le incisioni sulle lastre di metallo per l’acquaforte, altra tecnica utilizzata da Sardelli.  
Alessandra Maxaculi
Poi, ancora giù, verso il buio della cripta, incontriamo il nero luminoso di Alessandra Maxaculi (Roma, 1983). Opere che ricercano la forma superandola, nel regno astratto delle idee che è, in realtà, la sorgente prima di ogni figura. Anche la natura non potrà, allora, fare a meno di guardarsi dentro, per scoprire le immagini che affiorano dalle tenebre.  
Vittorio Pescatori
Al primo piano si incontra il Fotografo-poeta Vittorio Pescatori (Milano, 1937 – 2019), che ci proietta in una dimensione psicologica e crepuscolare. I suoi scatti sono misurati, eleganti, creativi, nostalgici. Non rinnegano il mezzo che li ha prodotti, ma lo affermano senza vergogna.  
Fortunato Duranti – AMeBE
Ci colpisce, con la sua potente carica espressiva, un artista visionario, eccentrico e solitario per eccellenza: Fortunato Duranti (Montefortino, 1787 – 1863). Chiuso nella sua Montefortino, Duranti disegna con ossessione e tormento: rappresenta sibille e madonne, grifoni e filosofi, santi e guerrieri. Dalle sue visioni ottocentesche si passa alle visioni contemporanee di Alessandra Mantovani ed Eleonora Barbareschi (AMeBE), con le loro creazioni. Qui il design italiano mostra di saper coniugare tradizione e sperimentazione, attraverso un’ironia dissacrante che affascina e pietrifica chi la osserva. Come la Medusa del mito greco, trasformata in specchio.  
Massimo Rao – Gateano Pesce
Specchi dell’anima sono invece i ritratti di Massimo Rao (San Salvatore Telesino, 1950 – San Venanzo, 1996), caratterizzati da una terrena sacralità. I suoi volti alludono a qualcosa che pensiamo di conoscere, ma che non esiste; guardano la luna nel cielo e la ricercano tra le cose umane, scandagliano le emozioni, esprimono desideri, come se la lampada di Aladino potesse davvero esaudirli. Chi trasforma, al contrario, le visioni in realtà è Gateano Pesce (La Spezia, 1939). In lui vive qualcosa del talento di Leonardo: orgogliosamente italiano, anche, soprattutto, nel nuovo mondo dove anche Leonardo sarebbe certamente andato se gli aerei che stava concependo glielo avessero consentito. Nel cuore di Palazzo Doebbing, nel cuore di Sutri, e nel cuore dell’Italia, sono qui esposte le creazioni newyorkesi, che meravigliano il visitatore per le loro sproporzioni.  
Giovanni di Carpegna
Nel loggiato, la visione del paesaggio di Sutri non riuscirà a distogliere dalle visioni interiori di Giovanni di Carpegna (Roma, 1966). Uno spazio inaspettato, trasformato in corpo vivente, organico. Ceramiche vive e vissute, presenze e ricordi di una Roma che restituisce preziosa, ordinata dentro le sue incisioni.  
Grazia Cucco – Giannetto Fieschi
Salendo al secondo piano del Palazzo, sono esposti artisti interessati alla componente onirica e perturbante della realtà. A partire da Grazia Cucco (Amelia, 1965). Con il suo surrealismo mai artificioso, sempre spontaneo, popolato da miriadi di creature che si intrecciano alle trame della natura, rivelandone vizi e virtù. Contadini e insetti, fiori e frutti, suore e animali sono le visioni dell’inconscio, delle sue fantasie e dei suoi turbamenti. Anche l’espressionismo dei caleidoscopici soggetti di Giannetto Fieschi (Zogno, 1921 – Genova, 2010) scava nella psiche, e ricerca sotto le stratificazioni delle esperienze quotidiane archetipi universali.  
Domenico Rambelli – Gianfilippo Usellini
Accanto a loro, le opere di Domenico Rambelli (Faenza, 1886 – Roma, 1972), il quale è stato forse il principale autore monumentale degli Anni Venti: Viareggio, Brisighella e Lugo, tre fulgide tappe che non hanno riscontro nel curriculum di alcun altro scultore contemporaneo. In mostra disegni e sculture che sorgono nel periodo fascista ma non soccombono con esso, e mantengono anche nel piccolo una carica monumentale, testimoniando una capacità di sintesi ai confini dell’astrazione. Il percorso degli eccentrici e solitari si chiude con Gianfilippo Usellini (Milano, 1903 – Arona, 1971) e le sue epifanie metafisiche. Favole contemporanee impregnate di arcani, maschere, metafore, ci invitano ad andare oltre le apparenze, alla ricerca degli angeli e dei demoni che si nascondono dentro ciascuno di noi.
Sezione permanente del Museo
La collezione permanente del museo di Palazzo Doebbing è suddivisa in aree tematiche. Una è dedicata all’arte antica e ospita manufatti di epoca romana tra i quali particolarmente rilevante è l’Efebo del I secolo d.C., a testimonianza della millenaria identità sutrina. E’ presente anche una sezione dedicata all’arte sacra che conserva e valorizza una preziosa selezione di opere del tesoro della Cattedrale. In ultimo la galleria d’arte con tele e tavole provenienti da differenti edifici della Diocesi di Civita Castellana, tra le quali spiccano capolavori di maestri come Antoniazzo Romano, Sano di Pietro e Antonio da Viterbo. Il museo ospita durante l’anno numerose mostre sempre incluse all’interno del ticket di ingresso senza sovrapprezzi.
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