Annunciazione di Lodovico Mazzanti

Olio su tela
fine XVII secolo
Lodovico Mazzanti
cm. 97 x 73
 

Rappresentazione della Annunciazione alla Vergine di Lodovico Mazzanti. Prima della musealizzazione l’opera era conservata nella chiesa del Suffragio di Viterbo.

L’OPERA

I caratteri compositivi di largo respiro che caratterizzano la pala raffigurante l’Apparizione della Vergine a S. Lucia conservata nella Cattedrale di Viterbo, il disegno impeccabile, il carattere incisivo delle figure alleggerito da un colore luminoso, acceso da una luce chiara, fanno assegnare al pittore, nato a Roma da famiglia orvietana, anche l’ Annunciazione proveniente dalla chiesa del Gonfalone, ora nel Museo del Colle del Duomo di Viterbo. Benché molto scurita da depositi di nerofumo, si può affiancare alla tela viterbese Il Transito di San Giuseppe di Orte. In quest’ultima pala, si ritrovano tipologie dei volti angelici di inspirazione classicheggiante che echeggiano alcune di quelle de L’adorazione dei Pastori del Baciccio (1639-1709) di palazzo Spinola; il saldo e contemporaneamente elegante disegno delle figure, la composizione per forti diagonali, anche multiple, unite alla maestria dei controluce e delle ombre colorate rendono possibile la sua assegnazione al pittore romano-orvietano.

LA PRODUZIONE

Il dipinto va datato ad un momento della sua piena maturità. Un tempo non lontano stilisticamente dal momento de Il trasporto della Santa Casa (ipoteticamente attorno al 1750). Nella tela ortana, di cui solo un successivo restauro potrà confermare la pienezza dell’autografia, l’artista introduce citazioni da Sebastiano Conca (1680-1764) nella figura della Vergine dallo stesso tema del Maratta (1625-1713) al Kunsthistoriches Museum di Vienna. Va segnalato che il dipinto raffigurante anch’esso Il Transito di San Giuseppe, già in Sant’Ignazio ed ora nell’archivio Diocesano di Viterbo, di cui la scheda catalografica della Soprintendenza segnalava la vicinanza al Mazzanti, poi giustamente assegnato all’orvietano Filippo Naldini (fine XVII sec. – post 1783) dal Ricci, ripropone su un registro qualitativamente inferiore il modello del Transito ortano. Ciò conferma indirettamente la paternità del dipinto della cattedrale ortana al Mazzanti di cui il Nalini fu collaboratore.

Le due tele viterbesi dell’artista del Colle del Duomo si aggiungono a quelle già note nel capoluogo. L’artista aveva legami familiari a Viterbo, e dunque non è strano trovarvi altre opere. La Madonna al Sepolcro nella chiesa dei Santi Faustino e Giovita, la Visione di Sant’Ignazio a La Storta, già nella chiesa viterbese di Sant’Ignazio assegnatagli dallo Scriattoli, il Crocefisso nella stessa chiesa, la Vergine Addolorata in collezione privata, oltre alla Pala di santa Lucia della cattedrale sono alcune di queste. Al momento è andata perduta La Vergine appare a Santa Teresa, già nella chiesa dei Carmelitani Scalzi.

IL CONTESTO

L’ Annunciazione esposta segue l’indirizzo promosso dal Concilio di Trento (1545-1563) che nella XXV sessione dei lavori (13 dicembre 1563) emanava un decreto sulle immagini sacre rafforzando la tesi della Chiesa di Roma su alcune verità contestate dai protestanti. Nello specifico l’annuncio angelico dell’Immacolato Concepimento, la Verginità della Madonna ed il suo ruolo nella Redenzione divenivano il cardine teologico ed il centro della devozione.

Seguendo la letteratura devozionale di epoca barocca, l’interno domestico si è dissolto, sostituito da una gloria angelica. Una interpretazione trionfale dell’evento in cui si fondono il cielo e la terra.

BIBLIOGRAFIA

– G. Tiziani, Immagini della Vergine. Dipinti dal territorio della Diocesi di Viterbo, Edizioni Archeoares, Viterbo 2014

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