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Pierre Mortier e le mura di Viterbo

Pierre Mortier (1661-1711) è stato un importante stampatore e editore olandese del XVII secolo: aveva una grande attività editoriale che comprendeva la pubblicazione di atlanti, mappe, libri e opere di cartografia. 

Ė noto per la realizzazione di mappe a volo d’uccello, ovvero rappresentazioni cartografiche di una zona geografica in cui l’osservatore immagina di guardare la zona dall’alto: questo tipo di mappa mostra la zona come se fosse vista da una prospettiva obliqua, con le caratteristiche geografiche, come strade, edifici e corsi d’acqua, che appaiono come se fossero disposti su un piano orizzontale.

Presso il Museo Civico Luigi Rossi Danielli è conservata una mappa di Viterbo realizzata da Mortier ed editata ad Amsterdam nel XVII sec. Osservando la sua opera è possibile scoprire scorci della città, torrenti, chiese e fontane poste tutte all’interno della cinta muraria.

Le mura di Viterbo, che ancora oggi circondano il centro storico della città, sono un sistema di fortificazioni medievali. La cinta muraria, che si estende per circa quattro chilometri, si presenta oggi come una costruzione a prima vista omogenea: la struttura è costituita da muri in pietra e mattoni, torri e porte d’accesso, principalmente in peperino. 

La struttura difensiva era composta da tre linee di protezione: la prima era costituita dai fossati, “carbonare”; la seconda che difendeva il piede delle mura, “barbacane” e la terza dalle mura vere e proprie. 

Le mura furono costruite in diversi periodi a iniziare dalla fine dell’XI secolo; secondo i cronisti viterbesi i lavori vennero avviati probabilmente nel 1095 con i tratti compresi tra Porta Romana e Porta della Verità e tra Porta Romana, Porta San Leonardo, Porta San Pietro, Porta Fiorita e Porta del Carmine; la tesi è avvalorata anche dall’iscrizione di Porta Sonza che riporta lo stesso anno.

L’edificazione delle mura è strettamente riconducibile alla rivalità tra Roma, che mirava ad espandersi sul territorio del Patrimonio, e i viterbesi, che di contro cercavano di mantenere la propria indipendenza dalla vicina potenza.

Il circuito murario viterbese venne ampliato per tutto il secolo successivo: probabilmente i conflitti tra papato e impero del XIII sec. spinsero la città ad intervenire con il consolidamento e la costruzione di ulteriori mura difensive. L’ultimo tratto di cinta fu costruito tra il 1257 e il 1268, cingendo la zona della Valle di Faul, da Porte Bove a Porta San Lorenzo. Dal XIV sec. le mura hanno subito esclusivamente interventi di restauro; questi continui rifacimenti hanno però fatto sì che oggi, delle mura della prima fase, si conservi poco.

La costruzione delle mura rappresenta un importante investimento per la città, sia dal punto di vista economico che strategico. La loro funzione principale era quella di proteggere la città dagli attacchi dei nemici, ma le mura furono anche utilizzate come strumento di controllo sociale. Possiamo quindi concludere che per Viterbo la costruzione e i successivi ampliamenti abbiano evidenziato:

·         la crescita economica;

·         la crescita demografica;

·         la crescita politica.

Gli studiosi attuali quali ad esempio Romagnoli o Grassotti, presi come riferimento per la stesura di questo breve testo, sottolineano come il solo basarsi sulle cronache della città non permetta di avere certezze: questi scritti vanno confrontati e integrati con epigrafi, con pergamene, come quelle conservate nella Biblioteca Comunale degli Ardenti di Viterbo, e con documenti d’archivio, quali soprattutto gli Statuti della città.

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