Si avvicina il periodo più atteso dell’anno nella città di Viterbo. Il 3 settembre, giorno del Trasporto della Macchina di Santa Rosa da Viterbo è ormai prossimo.
Entriamo nel clima ricordando un importante convegno tenutosi a Viterbo.
Storia e scienza a confronto
Lo scorso 24 febbraio nel prestigioso complesso di S. Maria in Gradi di Viterbo si e’ tenuto il convegno “La malattia di Rosa da Viterbo sfida la scienza?”. L’iniziativa e`stata promossa dall’Ordine dei Medici Provinciale, dalla Diocesi di Viterbo e dal Monastero di S. Rosa, con il patrocinio del Comune di Viterbo. Storia e scienza a confronto in un pomeriggio di studio, a distanza di venti anni dalla conclusione della ricognizione scientifica sul corpo di santa Rosa.
Tematica affascinante quella trattata. ll confronto tra fede e scienza su un mistero che sembra violare l’immaginazione e dove i paletti della ricerca appaiono talora evanescenti.
S.E. Mons Lino Fumagalli, vescovo di Viterbo, si era dichiarato colpito per così ampia platea “desiderosa di approfondire la storia della Santa a noi tanto cara“. Subito il moderatore Giorgio Renzetti, redazione de il Messaggero, ha invitato gli astanti a porre attenzione al titolo del convegno: un interrogativo che offre attendibilmente due risposte. Quella laica e l’altra strettamente religiosa, sullo sfondo di un mistero destinato a rimanere tale. Parole ieratiche, come dimostreranno le conclusioni dei vari illustri intervenuti.
La sindrome di Cantrell e i risvolti per Santa Rosa
Il dott. Renato Curtrera, Responsabile della U.O. Broncopneumologia dell’ Ospedale ‘Bambin Gesù’ di Roma ha messo subito le carte in tavola. Per Rosa da Viterbo si deve parlare di sindrome di Cantrell o sindrome toraco-addominale. Una rara (<1/1.000.000) e spietata patologia, caratterizzata da una malformazione congenita del cuore; una pentalogia relativa a difetti della linea mediana della parete addominale sopraombelicale; deficit del diaframma anteriore; difetti del pericardio diaframmatico; difetti della parte inferiore dello sterno; cardiopatie congenite. Nel caso l’agenesia sternale ed un cuore malforme dettano i tempi della vita della fanciulla, protrattasi, straordinariamente, fino a 18 anni.
Il dottor Sandro Marenzoni, noto e stimato pediatra viterbese, in rappresentanza della Associazione Bambini ed Adulti Cardiopatici in Viterbo, ha parlato del cuore affaticato di Rosa; ad esso ha ascritto, per via della costrizione della gabbia toracica e per una non definita patologia intrinseca, le crisi respiratorie fino alla conclusiva e determinante trombosi del ventricolo sinistro che la condusse a morte.
Il Presidente del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo, prof. Attilio Bartoli Langeli, ha posto l’accento sul contesto storico-culturale dell’epoca. Il prof. A. Capelli, già Emerito di Anatomia ed Istologia Patologica UCSC, si è invece attardato sulla rimodulazione del concetto di ‘santità’ nel tempo, fino al Medioevo; allorché la prova di “sanctitas” richiedeva presupposti oggettivi, quali la incorruttibilità del corpo, e la testimonianza di atti prodigiosi, altresì definiti come ‘miracoli’. Se nella “Vita I” troviamo la narrazione delle sue predicazioni ed a queste si aggiunge il reperto della sua mummia, ebbene Rosa può definirsi in maniera assiomatica Santa.
Il prof. B. Marino, Direttore della U.O.C. di Cardiologia Pediatrica del Pol. ‘Umberto I’, ha sottolineato i risvolti sociali della sindrome di Cantrell, con tutte le ripercussioni sul quotidiano. E’ ovvio pensare che i concittadini vedessero in lei la perfetta sintesi tra malattia e santità, ove solo attraverso il miracolo della Divinità poteva, nonostante la malformazione fisica, portare a compimento l’opera di predicazione.
La conclusione dei lavori
Ha concluso i lavori il professor L. Capasso, ordinario di Antropologia all’Università di Chieti. Capasso ha guidato l’equipe nell’ultima ricognizione della mummia, cercando di apporre un vero sigillo dogmatico circa l’eziopatogenesi dell’ exitus. Con il collega Marino ha pubblicato un lavoro sulla rivista scientifica “The Lancet” relativamente all’oggetto di questo convegno. Insiste sull’agenesia sternale e la malformazione cardiaca; adombra la sindrome di Cantrell (essendo tuttavia presenti solo due dei cinque elementi distintivi e quindi risultando teoricamente escludibile); e colma l’empasse proponendo una neo-anomalia genomica, l’anomalia di S. Rosa appunto. La teoria del professore è sostenuta dal rinvenimento della crescita di alcuni capelli a ciuffi di tre.
Inspiegabile, peraltro, se non con intervento divino, la capacità di Rosa, gravemente cardiopatica e con seri problemi di respirazione, di trasportare pietre durante l’assedio di Federico II. All’accerchiamento, secondo l’agiografia mai documentalmente provata, Rosa prese attivamente parte, rimanendo pure colpita da una freccia. E di tale lesione il prof. Capasso si e’ detto sicuro, avendone rinvenuto il relativo esito riparativo. Dilemmi che si rincorrono, uno scontro di altri tempi, tra una visione illuministica ed un osanna romantico.
In conclusione, nulla di certo, come il moderatore aveva preannunciato. Intuizioni e deduzioni a fronte di indirizzi diagnostici non univoci e l’apertura verso altre ipotesi circa la morte di un personaggio che fa discutere dopo otto secoli.
Elisabetta Storcè