L’Italia, con la sua immensa ricchezza artistica e culturale, rappresenta uno dei principali esempi di “museo diffuso”: città, borghi e paesaggi non custodiscono semplicemente opere d’arte, ma le integrano nella vita sociale e nel territorio, rendendo l’esperienza culturale più accessibile e interessante per il pubblico, soprattutto per i giovani.
In questo contesto culturale, i social media diventano molto più che canali di informazione: non sono solo vetrine digitali, ma spazi di dialogo e fiducia, dove le istituzioni possono comprendere e parlare il linguaggio delle nuove generazioni.
Musei e istituzioni utilizzano piattaforme come TikTok e Instagram per abbattere l’immagine dell’arte come distante e accademica, comunicando che è invece un’esperienza accessibile e veicolando contenuti personalizzati. L’obiettivo è creare una comunità che non solo visiti, ma che racconti e faccia propria l’esperienza del museo, un aspetto centrale nel costruire un rapporto autentico e duraturo tra visitatore e patrimonio. Esiste però una duplice dinamica nel fenomeno social: da una parte, tutti corriamo il rischio di seguire le stesse tendenze, andando negli stessi luoghi semplicemente per moda, rischiando di perdere l’autenticità dell’esperienza artistica; dall’altra, i social offrono un’anteprima che orienti l’esperienza, permettendo alle persone di personalizzarla e di scoprire il proprio rapporto con l’arte, dai grandi musei ai borghi più nascosti.
Un esempio emblematico di come i social media possano trasformare l’esperienza turistica è Civita di Bagnoregio, la cui popolarità è in parte dovuta alla sua “instagrammabilità”, con questo termine si intende la capacità di un luogo di essere visivamente attraente e facilmente condivisibile su Instagram e altre piattaforme social, un fattore che contribuisce ad aumentare la visibilità e l’affluenza turistica. Civita, grazie alla sua unicità paesaggistica, si è imposta come una meta ideale per i visitatori che vogliono immortalare la loro esperienza e condividerla online.
Inoltre, il concetto di “experience tourism” o turismo esperienziale è particolarmente rilevante in questo contesto. Si tratta di un tipo di turismo che non si limita alla semplice visita, ma si concentra sull’offrire esperienze coinvolgenti e personalizzate, dove i visitatori non sono solo spettatori ma protagonisti attivi.
Questo fenomeno genera una dinamica di “cross-pollination” (impollinazione incrociata), un concetto che descrive come il flusso di informazioni e esperienze tra diversi gruppi (in questo caso tra i visitatori e le istituzioni culturali) arricchisca e potenzi l’esperienza complessiva. Da un lato, i visitatori condividono le loro esperienze sui social, creando contenuti che attraggono nuovi turisti, mentre dall’altro le istituzioni culturali raccogliendo feedback e contenuti da parte del pubblico, possono migliorare e adattare la loro offerta in modo più mirato.
Portando un esempio concreto di questo scambio tra il pubblico e le istituzioni si trova nelle storie Instagram realizzate da alcuni content creator per Archeoares, che hanno saputo coinvolgere il pubblico raccontando, tramite video parlati, curiosità e origini di Bagnoregio. Non si sono limitati a promuovere il luogo per la sua bellezza paesaggistica, ma hanno utilizzato il canale per condividere informazioni storiche e culturali, accendendo la curiosità degli utenti.
In questo modo, hanno aggiunto un valore significativo all’esperienza visiva, utilizzando un approccio narrativo e educativo che ha reso la visita a Bagnoregio non solo un’opportunità turistica, ma anche una vera e propria scoperta culturale. Questo approccio ha permesso di avvicinare il pubblico in modo autentico e stimolante, offrendo una nuova dimensione alla fruizione del patrimonio.
In questo scambio, si intrecciano due tipologie di relazioni:
- Inter-relazione: quella che si sviluppa tra i visitatori stessi, che condividono suggerimenti e esperienze, spesso utilizzando le piattaforme social per comunicare in tempo reale.
- Intra-relazione: quella tra i visitatori e le istituzioni culturali, che possono raccogliere in tempo reale il feedback del pubblico, monitorare le reazioni e migliorare l’esperienza offerta.
I social media, quindi, non solo favoriscono la condivisione di esperienze, ma grazie all’uso di tecnologie avanzate, permettono alle istituzioni di comprendere meglio le emozioni e le percezioni dei visitatori.
Strumenti come la sentiment analysis, che analizza i dati provenienti da commenti, recensioni e post, consentono di estrarre informazioni sul tono emotivo e sulle reazioni del pubblico. Questo aiuta le istituzioni a personalizzare l’offerta culturale, creando un ciclo virtuoso di miglioramento continuo.
Grazie a queste tecniche, il pubblico non è più solo un osservatore passivo, ma diventa parte attiva nella costruzione di un’esperienza culturale più consapevole e condivisa.
A cura di Anna Saltalippi