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La Fontana di Palazzo dei Priori

Viterbo, già a partire dal Medioevo, era conosciuta come la città delle belle donne e delle belle fontane. Nel XVI secolo questa caratteristica non era stata perduta dato che Michel de Montaigne, in uno dei suoi diari del viaggio intrapreso in Italia, ma anche in Francia, Svizzera e Germania tra il 1580 e il 1581, parla ancora di una città dotata di fontane bellissime.

Sicuramente il filosofo, politico e scrittore francese non poté ammirare la fontana del cortile di Palazzo dei Priori, la cui realizzazione fu voluta dai Priori nel 1585, ma la cui costruzione fu iniziata soltanto dal 1624.

Dai Ricordi dei Priori è possibile seguire le diverse fasi che portarono alla realizzazione della fontana

Nel 1585 i Priori, che si erano trasferiti nel palazzo ancora da completare nel 1510, concordano sulla necessità di realizzare una fontana che permettesse “di buttar l’acqua et altre cose brutte al fosso“. Dieci anni dopo sempre i Priori specificano che occorrerà prendere l’acqua dalla fonte della Rocca, dopo che la stessa fosse stata sistemata e preparata. In realtà dopo diversi anni i lavori non sono ancora iniziati e soltanto tra il 1622 e il 1623 i Priori tornano a deliberare sulla realizzazione della fontana del palazzo, stanziando complessivamente 1000 scudi per la costruzione effettiva e per la sistemazione delle condutture non più dalla fonte della Rocca, ma dalla fonte Grande.

Un anno dopo iniziano finalmente i lavori, che vengono affidati al maestro muratore Andrea della Riccia per la parte delle condutture e agli scalpellini Antonio Pieruzzi, Agostino Prosperi, Leonetto Carrarini e Antonio Conti per la realizzazione della fontana, seguendo un disegno ritenuto tradizionalmente opera di Filippo Caparozzi.

Sempre grazie ai Ricordi dei Priori e a diverse lettere giunte fino a noi, è noto che il 14 maggio 1624 vengono mostrati ai Priori diversi bozzetti riguardanti la fontana del cortile, come se fosse stato indetto un concorso di idee, e che nei giorni precedenti Domenico Sacchi si trovava a Roma, sempre per volere dei Priori, per cercare “il Cavarozza pittore” e avere da lui un disegno proprio per la fontana del palazzo.

Non vi è alcuna certezza riguardo l’autore del progetto della fontana, se sia Filippo Caparozzi, già scelto dai Priori per realizzare il disegno per il restauro della fontana di piazza delle Erbe del 1621, o Bartolomeo Cavarozzi, anche lui già apprezzato e conosciuto dai Priori, che gli avevano affidato la realizzazione di una tela per la Cappella Palatina.

Quel che è certo è che nel 1640 sempre Andrea della Riccia veniva pagato per sistemare scale, colonnine e cordoni della fontana dei Priori.

La fontana oggi

La fontana ai giorni nostri si presenta a due coppe sovrapposte con vasca mistilinea, sul cui parapetto è presente lo stemma del vice legato e governatore di Viterbo dal 1625 al 1628 Girolamo Grimaldi: molto usurato, riproduce un’aquila con le ali spiegate e la testa rivolta verso destra. Al centro della vasca, su una base rettangolare, quattro delfini sorreggono con la coda una bassa coppa ovale, sul cui bordo ci sono quattro teste di leone da cui fuoriesce l’acqua. La seconda vasca, sempre di forma ovale, ma più piccola, è sostenuta da un balaustro modanato e decorato a scaglie. Alla sommità è collocato un piccolo gruppo bronzeo, realizzato alla fine del XIX secolo dallo scultore viterbese Carlo Jelmoni, che riproduce in parte lo stemma cittadino: due leoni rampanti con il muso rivolto verso palazzo dei Priori e con le zampe appoggiate sul tronco di una palma.

Nonostante l’incertezza sul suo ideatore, la fontana del cortile del Palazzo dei Priori è una delle fontane più fotografate della città, grazie alla sua posizione panoramica e ai giochi di luce che si creano all’ora del tramonto.

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