Gattapone e l’edilizia militare di Egidio Albornoz

Matteo di Giovanello, detto Gattapone, (Gubbio 1300 – Gubbio 1383) è stato uno dei più importanti architetti del trecento italiano, anche se nei documenti degli anni che vanno dal 1349 al 1350 viene menzionato come “mensurator, geumetra” e in quelli del 1363 al 1369, durante la costruzione della Rocca Albornoz di Spoleto, compare come “soprintendente fattore”. Fu attivo in Umbria e a Bologna nella seconda metà del XIV secolo.

A partire dal 1362 il suo nome si lega a quello del cardinale Egidio Albornoz, dal 1353 legato pontificio in Italia con l’incarico di riorganizzare i domini della Chiesa: un mandato, eseguito anche attraverso un’intensa attività nell’edilizia militare. Il 2 aprile 1362 il cardinale nominò Matteo Gattapone ufficiale e soprastante della Rocca di Spoleto (Filippini, 1922-23), forse iniziata nel 1358 (Benveduti): stessa carica già rivestita nel 1356 nella costruzione di un non ben identificato fortilizio presso Montefalco (Nessi, 1992).

La convergenza di più incarichi nelle sue mani gli assicurò fino al 1370 una posizione preminente nella direzione del cantiere. Le grandi responsabilità affidategli da Albornoz possono certamente essere lette come un riconoscimento delle sue capacità tecniche e imprenditoriali. È proprio alla luce di ciò che si ipotizza che tra il 1367 e il 1378 Matteo Gattapone realizzò anche la Rocca Albornoz di Narni.

Quest’ultima venne pensata, secondo consuetudine dell’epoca, con dei fossati tutt’intorno, una doppia cinta muraria, quattro torri angolari dedicati a S. Alessio, S. Filippo, S. Bernardo e San Jacopo e una corte interna. Potremmo definire l’architettura della fortezza minimalista e funzionale; infatti tutto era pensato per renderla inespugnabile.

L’attribuzione a Gattapone non è avvalorata da documenti ma è importante rilevare che nella Rocca di Narni sono presenti irregolarità degli angoli della corte, con la maggiorazione della diagonale destra, deformazione che trasforma il quadrato in parallelogramma, dovuta a quella ricerca di una correzione ottica diretta a offrire all’osservatore un approfondimento visivo degli spazi, con accorgimenti tecnici che solo un gran architetto poteva fare e che, appunto, Gattapone utilizzò sia a Bologna sia nei due cortili della Rocca di Spoleto.

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