NOTE BIOGRAFICHE
Non si conosce l’anno di nascita di questo pittore viterbese noto come “il Balletta”, figlio di Antonio e di una Lorenza, attivo dal 1430, anno in cui dipinse un dittico, oggi perduto, in un’edicola dedicata alla Madonna Liberatrice a Viterbo.
È superata, ormai, definitivamente l’ipotesi che F. fosse figlio del pittore Antonio da Viterbo, di cui fu invece quasi coetaneo. Nulla è noto riguardo all’attività del padre; dal testamento di Francesco, redatto nel 1439 durante un periodo di malattia, è possibile conoscere il nome della madre e quello della moglie, Jacoba. Il Balletta risiedette in una casa nella contrada di Santa Maria Nuova a Viterbo e tra il 1435 e il 1457 fu chiamato dal Comune a ricoprire le cariche di consigliere e di priore.
L’OPERA
Nella città natale poté formare il proprio stile assimilando suggestioni dalla pittura senese e da quella umbro-marchigiana. Del tutto immune dalle novità che andavano contemporaneamente affermando i maggiori maestri fiorentini, il Balletta restò un attardato interprete delle correnti tardogotiche ancora in voga a Viterbo, città in cui la pittura mostrò a lungo un atteggiamento di conservazione delle forme tradizionali.
L’unica opera firmata e datata nota è il polittico con la Madonna con il Bambino tra i ss. Pietro, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Paolo realizzata per la chiesa di S. Giovanni in Zoccoli a Viterbo nel 1441.

La cronologia delle altre opere attribuite è basata sul confronto con il polittico di S. Giovanni in Zoccoli, che è comunemente assegnato ad una fase iniziale del percorso artistico del pittore. L’unica opera anteriore è un trittico, attribuitogli da van Marle nel 1927 – e oggi conservato nella chiesa di S. Lorenzo a Tuscania. L’opera ostenta un gusto gotico-cortese essenzialmente antirinascimentale, tipico della cultura figurativa dei pittori viterbesi della prima metà del XV secolo.
Successivo al polittico del 1441, ma di datazione incerta, è invece il polittico, firmato, della chiesa di S. Rosa a Viterbo, che raffigura la Madonna con il Bambino tra le ss. Rosa e Caterina d’Alessandria. Nelle figure del polittico appaiono confermate le ascendenze senesi del pittore, manifestate in una dimensione stilistica ulteriormente aggraziata ed elegante che ben sintetizza le fasi ultime della tradizione del gotico fiorito italiano.
Tra il polittico di S. Giovanni in Zoccoli e quello di S. Rosa è da porre un affresco, staccato, proveniente dalla chiesa di S. Maria in Gradi e attualmente conservato al Museo civico di Viterbo. Di esso, mutilo su tutti i lati, si conserva la parte centrale raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e un donatore adorante.
GLI ULTIMI LAVORI
Ad una fase tarda dell’opera di F., che si può far risalire a dopo la metà del secolo, appartengono le due cappelle affrescate nella chiesa viterbese di S. Maria Nuova. Nella prima sono raffigurati la Madonna con il Bambino, assisa su un trono gotico, il Battista che presenta una devota e il Cristo Eucaristico, rappresentato con la croce in spalla e il sangue che, sgorgando dalla ferita nel costato, va a cadere in un calice ai suoi piedi. Nella seconda cappella, dedicata a S. Ambrogio, è invece rappresentata la Crocifissione con la Madonna e santi. In quest’ultima decorazione a fresco si compongono in modo più convincente che in precedenza l’eleganza della costruzione lineare e l’accentuato espressionismo dei volti, le cui origini sono da rintracciare negli sviluppi provinciali della pittura gotica e nell’opera di pittori attivi nelle Marche e a Viterbo, come i Salimbeni.
Ad un momento estremo dell’attività del Balletta è da riferire la tavola raffigurante S. Marco del Museo Colle del Duomo, che può considerarsi opera schiettamente tardo-gotica.
Non si conosce l’anno di morte dell’artista che risulta già scomparso nel 1476.
Estratto da “Enciclopedia Treccani” di Guido Rebecchini
BIBLIOGRAFIA
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