Il calendario 2016 del Polo monumentale Colle del Duomo si apre con “Arte e Vino al Museo”.
Domenica 13 marzo dalle 10 alle 19 sarà, dunque, possibile apprezzare le opere del Museo Colle del Duomo sorseggiando un bicchiere di vino.
Quest’anno la cantina ospite sarà l’Azienda Agricola Ciucci che Pietro Nottola di Symposium Vini, partner dell’evento, descrive così:
Il nostro territorio ci riserva sempre dei piacevoli percorsi, tra natura e tradizione, tra moderno e antico, così capita che spostandoci di pochi km da casa, possiamo incontrare Il Colle delle Monache, località che si estende tra la valle del Tevere e i Monti Amerini (Orte). Qui, su questi terreni argillosi, la famiglia Ciucci coltiva i suoi prodotti e lo fa da più di un secolo. Era infatti il 1901, lo scorso millennio, quando il capostipite Antonio Ciucci iniziò questa tradizione. Oggi la famiglia prosegue questa attività dedicandosi alla produzione di vini e olio con tecniche moderne e innovative, portando l’azienda nel mondo BIO e ponendo al centro dell’ispirazione di tutto il lavoro la natura. Il risultato è importante, provare per credere.
Senza entrare nel dettaglio, nella normativa e nella tecnica (che l’azienda invece segue scrupolosamente) ci basti pensare che biologico significa sano. La scelta dei vitigni è quella dettata dal territorio: il Sangiovese, il Montepulciano, la Malvasia del Lazio e il Trebbiano. Non mancano poi i vitigni “internazionali” come il Merlot e il Cabernet Sauvignon.
Tutta la filiera “vino” è certificata, segnale evidente di una realtà agricola ben proiettata nel futuro, ma che ricorda da dove viene e quanto sia importante il territorio e la sostenibilità.
La produzione dei vini offre una gamma completa che spazia dai bianchi, freschi e profumati, Malvasia IGT Lazio e Donna Walda IGT Lazio, al giovane Sangiovese IGT Lazio, fino al più complesso Amerinum IGT Lazio, da uve Montepulciano Violone, che si fregia di un anno di maturazione in botte di rovere, uno in acciaio e per finire sei mesi di affinamento in bottiglia.
E ora non ci resta che provarli tutti, con quale iniziereste?
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I VINI DI “ARTE E VINO”
Malvasia IGT Lazio, biologico
Esplosione di profumi.
È il primo elemento che colpisce chi si appresta a degustare questo bianco del Lazio e, certamente, anche il bel giallo paglierino intenso che lo identifica. Albicocca e melone predominano, la concentrazione del frutto, ben bilanciata dalle note floreali, si fonde con un’elegante acidità e gradevolissima sapidità, rendendo l’esperienza gustativa davvero armoniosa. La consistenza alcolica ci regala corpo e persistenza.
Condividerlo è l’abbinamento migliore.
Donna Walda IGT Lazio, biologico.
Un blend di uve autoctone a bacca bianca caratterizzano questo vino biologico, agrumi e frutta a pasta bianca lo fissano bene nella nostra analisi gustativa. La rotondità lo rende avvolgente, la vena acida ci invoglia a prenderne ancora e ancora, sempre responsabilmente è ovvio. L’aperitivo può iniziare.
Sangiovese IGT Lazio, biologico.
La tradizione enologica della Tuscia Viterbese (come quella del centro Italia) vede nel Sangiovese uno dei suoi massimi rappresentanti. Questo rosso biologico ne è testimonianza. Sincero e schietto, anche nel nome, si presenta subito bene dall’alto di un quadro olfattivo caratteristico ma tutt’altro che scontato: erbe aromatiche, spezie e una gentilissima viola. Il tannino c’è ed è nobile, il vino è secco e vellutato, la freschezza è davvero evidente. Invecchia bene se vogliamo farglielo fare, ed è sicuramente pronto da bere, così come noi siamo pronti a berlo.
Amerinum IGT Lazio, biologico
A questo punto siamo pronti per calare l’asso.
Se i vostri gusti in fatto di vino ricercano corpo, struttura, persistenza, ricchezza, se siete irrimediabilmente attratti dal viola intenso e impenetrabile, allora il vostro asso si chiama Amerinum.
Il vitigno è il tipico Violone del viterbese (così chiamiamo il Montepulciano qui), con la sua marasca, con il cacao, con il tabacco e la liquerizia. In bocca è pieno e ricco, armonico e giustamente tannico, l’anno che passa in botte di rovere gli conferisce eleganza e morbidezza senza intaccarne il carattere. Superiamo agevolmente i 14°e, quindi, lo dobbiamo abbinare ad un piatto ricco e strutturato, che di sicuro da queste parti non manca.