Il territorio, che comprende le moderne località di Fonte Nuova, Tor Lupara, Mentana e Monterotondo, non offre problemi dal punto di vista dell’individuazione preventiva dei monumenti da tutelare, perché è stato oggetto di studi e ricerche settoriali da parte di Pala, Passigli, Quilici e Quilici Gigli, La Porta e Moscetti, che offrono una cartografia esaustiva.
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Nella diocesi di Nomentum, estremo lembo della Bassa Sabina, grazie alla vicinanza con Roma, la diffusione del Cristianesimo fu abbastanza precoce, come è provato dalle numerose testimonianze materiali e documentarie, legate all’evangelizzazione della chiesa romana e all’esistenza delle due principali vie di comunicazione (vie Salaria e Nomentana), che ebbero funzione di arterie di irradiazione religiosa. La diocesi non ha avuto, in passato, una sua organica trattazione e, prescindendo dall’opera di Corrado Pala, non esiste alcuno studio complessivo delle evidenze storico-archeologiche presenti. Il presente contributo vuole offrire un quadro critico e una documentazione aggiornata delle emergenze archeologiche del territorio legato, dal punto di vista amministrativo, alla diocesi di Nomentum in un periodo che va dall’età tardo antica all’epoca alto medievale. Partendo da una cartografia moderna, si sono esaminate a ritroso nel tempo le trasformazioni, avvenute nel corso dei secoli, al fine di giungere alle più antiche testimonianze esistenti. Si tratta di uno dei territori più esposti, per la sua posizione nell’hinterland metropolitano, alla speculazione edilizia e ad una notevole tensione antropica. Uno degli obiettivi, che mi sono proposta, è stato effettuare il censimento di tutti gli edifici religiosi e il loro posizionamento in una cartografia adeguata. Questa operazione ha consentito di rilevare la scomparsa totale di interi complessi e, per quanto riguarda le strutture sopravvissute, la frammentarietà dei dati esistenti, che rendono improponibile una sintesi organica di carattere archeologico. Per le poche strutture, rinvenute in alzato, si è proceduto alla classificazione dei paramenti murari, nel tentativo di fornire una chiave cronologica utile alla comprensione del singolo monumento. L’assenza, in molti casi, della documentazione storica non ha consentito l’approfondimento necessario per la ricostruzione delle dinamiche di fondazione degli edifici e per un particolareggiato inquadramento storico.
Il territorio, che comprende le moderne località di Fonte Nuova, Tor Lupara, Mentana e Monterotondo, non offre problemi dal punto di vista dell’individuazione preventiva dei monumenti da tutelare, perché è stato oggetto di studi e ricerche settoriali da parte di Pala, Passigli, Quilici e Quilici Gigli, La Porta e Moscetti, che offrono una cartografia esaustiva.
Questo elevato livello di conoscenza non ha evitato, però, al territorio in questione, la perdita di gran parte delle documentazioni della sua storia e delle sue origini, tanto da rappresentare un modello emblematico del grave deterioramento a cui può essere soggetto un ambiente storico in nome di un progresso meramente quantitativo. Il territorio nomentano, come tutti quelli della cintura metropolitana, sembra inoltre penalizzato da una situazione che contrappone, nel circuito del comune di Roma, da un lato le esigenze di espansione e dall’altro la richiesta di servizi per la tutela dei monumenti e dell’ambiente, esigenze che spesso si riversano in modo non positivo sull’hinterland, destinato ad accogliere quanto di negativo la metropoli rifiuta. Con questo lavoro, revisione degli studi già esistenti, si intende fornire una serie di nuove considerazioni, risultato di una ricerca storico-topografica. Si è tentato di dare, in questa sede, un articolato status quaestionis, con il panorama più completo possibile delle interpretazioni, delle ipotesi e delle opinioni succedutesi in oltre due secoli di studi, prestando particolare attenzione alle novità, che sono emerse negli ultimi anni. Ho elaborato, a tal scopo, i risultati di una ricerca, che ha comportato la lettura e, a volte, la rilettura di quei testi, che hanno preso in esame il territorio, una rivisitazione del patrimonio cartografico e della documentazione esistente presso gli archivi, nonché i dati emersi dall’attività di ricognizione.
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