Alla morte di Papa Urbano IV, avvenuta nell’ottobre 1264, dopo quattro mesi di sede vacante, venne eletto a Perugia Guy Le Gros che prese il nome di Clemente IV.
Militare e consigliere di re Luigi IX, divenne prete solo dopo la morte della moglie con cui ebbe anche due figli.
Eletto Papa, si trasferì subito a Viterbo e qui intrattenne fruttuosi rapporti con personaggi di spicco come San Bonaventura e San Tommaso D’Aquino – che invitò in città per cicli di predicazioni.
Durante la sua reggenza, si occupò di serie questioni politiche. La situazione a Roma metteva a repentaglio il dominio della Chiesa in città: da quando era stata spostata la sede papale, il senatore romano Enrico di Castiglia tentava di raggiungere l’egemonia saccheggiando le terre del Patrimonio e sequestrando persino i rifornimenti destinati alla Corte viterbese.
Proseguì con la politica filo-angioina, scomunicando Corradino di Svevia, Imperatore di Germania, il quale continuamente usurpò il titolo di Re di Sicilia, aizzando il popolo contro la Chiesa e contro Carlo I d’Angiò. Predisse la morte dell’Imperatore, il quale venne infatti giustiziato a Napoli dopo esser stato sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo.
Papa Clemente IV morì il 28 novembre 1268 e, avendo sempre dimostrato simpatia verso i Padri Domenicani, chiese di essere sepolto nella chiesa di Santa Maria in Gradi. Dopo le solenni esequie fatte in Cattedrale, venne lì trasportato. Ben presto, però, i canonici viterbesi si accorsero che i fedeli, accorrendo alla tomba del papa, venerato come santo, impinguavano di offerte la chiesa dei Domenicani. Tempestati i Cardinali del Sacro Collegio di suppliche per ottenere indietro la salma del Pontefice, i Canonici della Cattedrale riuscirono a farla spostare in un luogo neutrale. Tuttavia, dopo pochi giorni, gli stessi Canonici rapirono il cadavere, collocandolo in Cattedrale. Intervenne nuovamente il Sacro Collegio e il neo eletto Papa Gregorio X che decisero che i Domenicani dovevano rientrare in possesso del mausoleo.
Fino al 1738 la tomba del Papa stette tranquilla sulla parete di fianco all’altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Gradi, poi venne spostata in una cappella vicina. Ma proprio qui venne deturpata nel 1798 dai rivoluzionari francesi, che rovinarono la parte superiore del sarcofago e le decorazioni a mosaico.
Dopo la soppressione e la confisca dei beni ecclesiastici, nel 1885, il convento di Gradi divenne un penitenziario, e il sepolcro papale venne trasferito nella chiesa di San Francesco, divenuta la sede del Museo Civico.
Qui, un funzionario del Comune scoperchiò la tomba e frugò all’interno. All’alzarsi di forti polemiche, lo Stato Italiano tolse al Comune la Chiesa di San Francesco e la riaprì al culto, facendo anche restaurare il sepolcro. Nuovi mosaici vennero fatti sul motivo degli antichi da Giovanni Pollini, ma si rovinarono fortemente durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
L’architetto restauratore decise di posizionare il sarcofago rivoltato, così da non dover ricostruire la decorazione cosmatesca. Proprio così si scoprì che il sarcofago utilizzato risaliva ai tempi dell’impero romano: l’artista medievale, per chiudere posteriormente l’avello del Papa, si era servito d’un prezioso sarcofago romano che, come decorazione, aveva scanalature serpentine ai lati della porta dell’aldilà.
fonti:
G. Coretini, Brevi notizie della città di Viterbo, e degli uomini illustri; Roma 1774
S. Del Ciuco, Gli oggetti trovati nella tomba di Papa Clemente IV manomessa nel 1885; Viterbo 1994
R. Saccarello, Papi e antipapi a Viterbo; Edizioni Araldiche, 2009