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SULLA VIA DEL VINO VERSO LA CINA

Undici anni di lavoro ininterrotto nelle repubbliche vinicole dell’Unione Sovietica, e trent’anni in Cina, dagli estremi confini della ex U.R.S.S., passando per la Georgia, l’Uzbekistan, l’Asia Centrale e la Mongolia, fino ad arrivare all’amatissima Cina: Giancarlo Panarella con The Roads of time – Le Vie del Tempo, disegna un mosaico di popoli, culture, usanze e pratiche di coltivazione vitivinicole che hanno segnato profondamente il viaggiatore e segneranno anche chi vorrà ripercorrere il suo viaggio. E non manca l’avventura, umana e d’impresa, raccontata anche da centinaia di fotografie e brani musicali cui collegarsi durante la lettura.

Un viaggio nel passato che guarda al futuro, grazie all’antica Via della Vite e del Vino, poi Via della Seta, che ora lancia un’opzione importante sul futuro con il progetto One Belt One Road: il più avanzato collegamento tra continenti, culture, economie e popoli diversi. Sempre in cammino, ma in dimensioni e tempi vertiginosi.

Europa, Italia e Cina, i terminali di mondi, economie e culture apparentemente lontane ed invece, soprattutto in questi giorni, molto vicine.

Così come questo importante ponte di collegamento tra continenti viene presentato nel libro The Roads of time – Le Vie del Tempo di Giancarlo Panarella, pubblicato da Edizioni Archeoares.

“Un libro come The Road of time è difficilmente etichettabile all’interno dei generi letterari tradizionali.” – sostiene l’editore Gianpaolo Serone – “L’autore è riuscito, infatti, a creare un ibrido che associa ad una struttura tipica del romanzo sprazzi di saggistica strizzando anche l’occhio ai resoconti di viaggio che tanto hanno influito sulle letterature di tutto il mondo.”

L’antica via degli scambi commerciali, la strada attraverso cui si diffuse il vino, solo dopo secoli verrà chiamata via della seta. Oggi più che mai d’attualità, viene descritta, fotografata, camminata e rivissuta in un continuo dentro-fuori di ricordi, episodi, personaggi storici che nel cammino, più che trentennale, del viaggiatore Panarella assume anche connotazioni oniriche, quasi magiche.

Solo di recente, nel 2007, in un simposio internazionale presso l’Università Goethenberg di Mainz, è stata studiata e approvata l’ipotesi presentata da Giancarlo Panarella che quella che viene chiamata la Via della Seta era l’antichissima Via della Vite e del Vino. Negli anni recenti, poi, il presidente della Cina ha lanciato l’importante progetto “One Belt One Road” che dà nuova configurazione e nuovi contenuti all’antichissima via che per terra e per mare ha connesso ben tre continenti.

Il libro descrive un mondo vinicolo non certo turistico, ma quello più interno e meno conosciuto delle piste non battute, quello del deserto del Gobi e dei confini estremi della Grande Muraglia, quello delle prime cantine degli anni 80 del Novecento.

La Cina è un paese sempre più strategico per l’Italia e la sua economia e, quindi, anche per il vino con una platea di 443 milioni di utenti attivi presenti sulla piattaforma di e-commerce cinese Alibaba. Il mondo del vino sta attraversando una fase di forte cambiamento: i consumatori cinesi sono più consapevoli e l’affermarsi dell’e-commerce come canale di distribuzione rappresenta un forte potenziale di espansione per le aziende vinicole.

Sulle orme della rotta commerciale aperta da Marco Polo, il libro di Panarella la presenta anche e soprattutto come una via culturale. In corsa per diventare 4.0, in seguito agli accordi firmati con Alibaba e la presenza di 1919 (il più grande rivenditore di vino del Dragone), oltre che con il Gruppo Cofcom, senza dimenticare il progetto Italian Wine Channel, attraverso i paesi che si stendono lungo l’antica via del vino e della seta, rivive il mito di questa strada come una sinfonia suonata da un’orchestra composta da tutti i Paesi che vi appartengono.

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