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natura simbolica

Il Museo Colle del Duomo di Viterbo, in Piazza San Lorenzo, ospiterà la nuova mostra d’arte “Natura simbolica” dal 1 al 16 aprile 2023.

L’accesso alla mostra è incluso nel biglietto di ingresso del Polo Monumentale Colle del Duomo. Con questo biglietto avrai anche la possibilità di visitare il Palazzo dei Papi e la Cattedrale di San Lorenzo. Scegli una data di visita e acquistalo online sul nostro canale di vendita. L’ingresso è gratuito per i residenti nel Comune di Viterbo e per i bambini sotto ai 12 anni.

 

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La mostra “Natura simbolica”

La primavera si apre al Museo Colle del Duomo con una mostra dedicata alla natura rigogliosa e, allo stesso tempo, misteriosa di Aurelio Bruni, pittore umbro ma originario della Tuscia che fa ritorno nella terra natale per esporre i risultati della sua consolidata carriera.

In particolare, l’esposizione  comprende una serie di tele che raffigurano composizioni di oggetti ed elementi naturali legati fra loro da significati profondi e simbolici che ogni spettatore potrà cogliere scavando nella propria interiorità. Il filo, a volte pendente, in altri casi stretto da nodi che comprimono i frutti e li costringono in scomodi intrecci, è il comune denominatore di queste opere, elemento che guida lo sguardo.

 

Inaugurazione di “Natura simbolica” al Museo Colle del Duomo

Da sabato 1 aprile fino a domenica 16 aprile sarà possibile visitare la mostra dalle ore 10 alle 19, con ultimo ingresso alle 18.30. Il vernissage d’inaugurazione si terrà sabato 1 aprile alle ore 17.00 presso le sale del Museo Colle del Duomo. Sarà possibile incontrare l’artista e dialogare con lui.

 

La partecipazione al vernissage è aperta a tutti.

 

L’artista

Aurelio Bruni è un pittore umbro ma le sue origini sono legate alla Tuscia. È infatti nato a Blera dove ha trascorso un’infanzia immerso nella natura della campagna, fortemente ispiratrice di quella voglia del bello che lo accompagna da tutta la vita. Aurelio ha esposto in numerose mostre collettive e personali ed è noto per aver realizzato il ciclo pittorico con Scene di vita di Santa Chiara presso il chiostro dedicato alla santa nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli di Assisi.

 

L’intervista

In previsione della mostra che si aprirà il 1 aprile 2023 presso il Museo Colle del Duomo di Viterbo, ho incontrato Aurelio Bruni per conoscere meglio il suo percorso artistico.

 

Come definiresti la tua arte?

“Mi sento un pittore realista con sconfinamenti iperrealisti, surrealisti e simbolisti, in un mondo artistico e contemporaneo che è tutto questo e la sua negazione. Nel caso delle nature morte, per esempio, che sono il nucleo fondamentale di questa mostra, le composizioni di frutta e oggetti diventano un modo per rappresentare metaforicamente l’umanità.”

 

Come sei arrivato alla pittura?

“Da ragazzo, quando mi ritrovai nel collegio maschile di Spoleto dopo la morte di mio padre. Regole severe, orari monotoni, stanzoni tristi. La vita mi era cambiata improvvisamente e la Natura da quel mondo rimaneva chiusa fuori. Cominciai a disegnare tronchi, alberi, figure zoomorfe e a vedere nell’artista una figura di mediatore che trascende la realtà e la proietta in una dimensione ideale. Mi riconobbero questa certa abilità insegnanti e compagni quindi, per naturale cammino, dopo la Licenza Media approdai all’Istituto di Arte, sezione Scenografia.”

 

Quali sono stati i maestri dell’arte che più ti hanno ispirato?

“Quando capii che nella vita avrei dipinto, cominciai ad affinare la tecnica e ad impadronirmi dei mezzi. Magritte catturò la mia attenzione: quella capacità di rendere visibile l’invisibile, quel sorprendere, destabilizzare lo spettatore in una sorta di messinscena di oggetti comuni in contesti assurdi mi trovava in linea di pensiero e condivisi con quella pittura qualche anno di lavoro (ne è rimasta traccia tuttora). Poi, con un salto indietro nel tempo, approdai nel mondo dei fiamminghi! Bosch mi accolse nel suo ‘Giardino delle Delizie’, conducendomi nei labirinti del suo inconscio fantasmagorico. Poi fu la volta di Caravaggio e della scoperta della sua luce folgorante che invade corpi, oggetti e panneggi, cavati dal buio più profondo. Poi Rembrandt. Con lui, la luce più che provenire dall’esterno, sembra impastata coi colori stessi e i suoi personaggi godono, come gli astri, di luce propria. Questi maestri e molti altri mi hanno formato.”

 

Verso quale strada si orienta ora la tua ricerca?

“La mia pittura sta diventando più dettagliata e simbolica. Sono comparsi da un po’ di tempo fili che uniscono tra loro gli elementi della composizione. Sono anche una provocazione illusionistica per dimostrare come la distinzione tra immagine e realtà non è poi così netta. Credo che continuerò in questa direzione.”

 

Intervista realizzata da Francesca Menna

Responsabile Mostre Archeoares

didattica@archeoares.com

 

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