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Archeoares Snc. e l’associazione Egidio17 invitano tutta la cittadinanza a tre incontri nei quali la Cultura (con la C maiuscola!) fa da protagonista.

Particolari sorprese e scoperte aspettano di essere rivelate… un’occasione da non perdere per essere i primi a venirne a conoscenza!!

PROGRAMMA

(gli eventi si terranno presso il Palazzo del Drago in via del Ginnasio a Viterbo)

  • martedì 11 luglio, ore 21:00, “La Crocifissione di Viterbo: il volto cancellato” con Claudia Pelosi e Antonio Rocca

Dopo tre anni di studi, la celebre Crocifissione di Viterbo continua a riservare sorprese. Claudia Pelosi, responsabile del Laboratorio di Diagnostica e Scienza dei Materiali del DEIM – Università degli studi della Tuscia, presenterà l’esito delle ultime indagini diagnostiche condotte sul dipinto, con immagini inedite ottenute tramite microscopio 3D e radiografie. Antonio Rocca traccerà un campo d’ipotesi che è possibile evincere dai nuovi dati a disposizione dei ricercatori;

  • giovedì 13 luglio, ore 21:00, Presentazione del saggio “De Balneis viterbiensibus” con Luca Salvatelli

Luca Salvatelli ci guiderà alla scoperta dei bagni viterbesi attraverso gli occhi di medici, scienziati  e letterati che, dal Medioevo e fino a tutto il Rinascimento, si sono interessati all’argomento. Partendo dalle ricerche realizzate nel XIII secolo dallo studium Viterbese e passando attraverso il De Balneis (trattato del XIV secolo scoperto e tradotto da Salvatelli) giungeremo all’analisi degli scritti rinascimetali, perfetto connubio tra scienza ed arte poetica come nel caso del poemetto De Virtù dei Bagni de Viterbo di Agostino Almadiani e datato al 1510;

  • venerdì 14 luglio, ore 21:00, Presentazione del saggio “I denti di Michelangelo” con Marco Bussagli

Frutto dello studio di anni, il saggio “I denti di Michelangelo” racconta una scoperta davvero sorprendere su Michelangelo: il grande pittore aveva inserito un quinto incisivo in diverse sue opere. Come è noto, il quinto incisivo (ne abbiamo tutti normalmente quattro), è una patologia ben conosciuta anche all’epoca, ma perché il Buonarroti l’ha inserita quasi di soppiatto in alcuni suoi lavori? Quale messaggio voleva lanciare ai contemporanei e ai posteri?

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