Come è noto lo sviluppo urbanistico della VIterbo medievale, prende avvio nell’Altomedioevo. Tra l’VIII e il IX secolo intorno al centro propulsore, ovvero il Castrum Viterbii (Colle del Duomo), si sviluppano una serie di abitati. Per rendere chiara l’evoluzione di Viterbo nell’Altomedioevo, In questo articolo analizzeremo i siti che saranno successivamente inglobati all’interno del circuito murario della città medievale.
Antoniaino (vico)
É identificabile nel fundum antonianum ricordato nell’epigrafe del console Mummio Nigro Valerio Vigeto. L’Orioli pone il sito presso …la chiesa di san Pietro dell’Olmo… sull’antica Strada Romana… a fontana grande, o nelle adiacenze. Anche il Pinzi identifica la zona in …località non bene definita, tra il fosso di S. Pellegrino e la Piazza di Fontana Grande.
La collocazione topografica del vico proposta dai due studiosi è plausibile vista l’identificazione dell’abitato nei pressi di un’importante diverticolo stradale (strada Romana) che collegava con il castrum.
Per quanto riguarda invece la presenza della chiesa di san Pietro bisogna fare alcune considerazioni poiché ancora oggi il dibattito rimane acceso sull’identificazione dell’edificio chiesastico con quello san Pietro dell’Olmo o con quello di san Pietro del Castagno.
I due templi non compaiono esplicitamente nelle fonti altomedievali e la loro prima menzione risale rispettivamente al 1077 e al 1268. Stando alle fonti, l’unica chiesa dedicata a s. Pietro attestata nell’Altomedioevo rimane pertanto quella della Palanzana località che risulta troppo distante dal vico Antonianum.
Analizzando però il documento dove chiesa e vico appaiono menzionati, possiamo avanzare delle ipotesi: nel testo si legge meam portionem in casale antoniano una cum sorte de casa sancti Petri. Appare evidente, come già notato da Raspi Serra, che la sorte de casa sancti Petri è annoverata insieme alla portionem in casale antoniano ma fra le due non viene stabilita alcuna relazione. Non è da escludere perciò che la dicitura de sancti Petri possa essere riferita ad una struttura ubicata nel vico Antoniano ma di possesso di S. Pietro della Palanzana. L’ipotesi è inoltre suffragata dalla provenienza farfense del documento.
Squarano (vico)
Per approfondire questa voce si rimanda a Pianoscarano, nuova ipotesi sull’origine del nome
Quinzano (vico)
Ubicabile nella zona delle Fortezze, la prima menzione risale al 789. I confini del vico non sono identificabili con precisione e hanno dato adito a diverse ipotesi: Pinzi, seguito da Signorelli, lo identifica presso le Fortezze tra la Strada Romana fino all’attuale chiesa di S. Sisto. Secondo Zei invece è la zona a valle del Casale Canolino (attuale s. Maria in Gradi) col quale, sempre secondo lo studioso, formerà successivamente un unico vico.
Ricordato dal 796 come casalem Sunsam, l’abitato si evolve in vico come attestano le fonti datate già all’827. Il Pinzi riporta un documento del 1019 dove la zona viene menzionata come castrum. Il sito è identificabile con la zona dove attualmente sorge la chiesa di s. Francesco. Nelle fonti Altomedievali compare anche la Cava di Sonza, identificabile con l’attuale via della Cava che costituiva anche un diverticolo stradale probabilmente di antica origine.