La quarantena ha spinto ognuno di noi a cercare di dare un nuovo ritmo alla vita. Una vita che credevamo sospesa ma che in realtà sta continuando attraverso nuove e diverse forme, spazi più ristretti e, per tanti, meno persone vicine fisicamente.
C’è però chi non si è mai sentito confinato e ha sfruttato la limitazione fisica aprendo la strada all’immaginazione. Parlo di tutti coloro che vivono di arte, la maggior parte dei quali non ha dovuto modificare il proprio modo di lavorare, perché alleato del silenzio e dell’isolamento.
Abbiamo chiesto ad alcuni artisti di raccontarci la loro esperienza durante questo particolare periodo di emergenza e vogliamo condividere con voi le loro “risposte”.
Questa è quella di Matteo Curcio.
BIOGRAFIA DI MATTEO CURCIO
Matteo Curcio nasce a Catanzaro dove vive e opera. Si concentra sulla ricerca della luce, studiandone le fonti e gli effetti che essa lascia su volti e le cose. E’ un pittore che non si lascia condizionare da mode e tendenze di mercato e lavora su commissioni importanti ecclesiastiche da svariato tempo.
Inizia ad esporre intorno all’età di sedici anni con gallerie locali e partecipa a numerose estemporanee nella sua regione. La svolta avviene nel 2005 quando si ritira nel convento più importante della Calabria dove nel silenzio monastico, in uno studio assegnatogli dai frati, esegue le opere per il quinto centenario del santo patrono di Calabria (San Francesco di Paola) e gli stemmi dell’ordine dei minimi. In tale occasione conosce l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria e Bova, di cui diventa pittore personale di fiducia fino ad oggi.
Le esposizioni principali
Nel 2010 partecipa alla prima Biennale Internazionale di Lecce ed espone a Palazzo Fazzari a Catanzaro. Nel 2011 esegue le opere per la sede episcopale di Locri e Gerace ed è ospite d’onore al Museo G. Sciortino di Monreale, dove gli verrà conferito il titolo di “Pittore della luce”.
Le sue opere sono esposte a Taormina accanto a quelle di Rotella, Fontana, Fiume, Treccani, Sassu, Schifano e nella stessa città vince il primo premio ARS TAUROMENITANA. Gli viene inoltre conferito il PREMIO INTERNAZIONALE TOKYO sempre nello stesso anno e inizia la collaborazione con Art Metrò Gallery di Bologna e con Erinys Art Gallery di Vibo Valentia. Nel 2012, su commissione dell’arcivescovo di Reggio Calabria Mons. Morosini, realizza le opere per gli interni e I’altare maggiore del più antico santuario della Calabria, il Santuario della Madonna di Polsi (RC).
A Curcio viene commissionato nel 2015 anche un imponente trittico di oltre venti metri quadri per l’altare della chiesa di San Luca (RC).
Nel 2016 partecipa alla prima edizione di “Arte Salerno” con Vittorio Sgarbi. Nello stesso anni esegue la tela sul sesto centenario della nascita di San Francesco di Paola che verrà coniata su medaglie in bronzo dalla curia di Reggio Calabria, mentre nel frattempo L’Avvenire di Calabria gli dedica una copertina raffigurante un suo dipinto sul santo patrono. Nel 2017 partecipa alla seconda edizione di “Arte Salerno” con Vittorio Sgarbi, che gli dedica sulla sua pagina personale di Facebook una pubblicazione del dipinto partecipante all’evento.
L’ultimo triennio
il secondo premio internazionale “G.L.G. Byron” presso il museo diocesano di Terni gli viene assegnato nel 2018. Nel 2019 ottiene la commissione di un imponente dipinto di diciotto metri quadri per l’altare della chiesa Santi Pietro e Paolo di Cardeto (RC) e, nello stesso anno, le sue opere sono esposte al Museo Colle del Duomo di Viterbo. Nel 2020 realizza un grande dipinto per il seminario di Reggio Calabria e una tela per una chiesa di Torre del Greco (NA). Le sue opere sono pubblicate in enciclopedie d’arte internazionale e su numerose riviste di arte contemporanea.
Hanno scritto di lui:
Paolo Levi, Giuseppe Filistad, Salvatore Russo, Anna Francesca Biondolillo, Fernando Conidi, Caterina Destito, Carla Mineo, Franco Caristo e molti altri.
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Giuseppe Rossi