Pianoscarano è uno dei quartieri medievali meglio conservati d’Europa. Nonostante la sua centralità nell’urbanistica di Viterbo però, ancora oggi rimangono aperte alcune questioni di fondamentale importanza per meglio comprendere lo sviluppo dell’area.
Le fonti Altomedievali
La prima attestazione documentale, dove la zona è ricordata come vico, risale all’802 (Regesto Farfene); altro riferimento, che però consideriamo come improprio, compare nel privilegio di Leone IV dell’852 dove si legge …Plebem S. Andrea in Campo cum ecclesia S. Abundii…
Il tema dell’identificazione delle due strutture chiesastiche fu dibattuto da Pinzi e Signorelli: il primo considerava la chiesa da ubicarsi nel vico Squarano interpretando la Pieve di S. Andrea in campo come S. Andrea a Pianoscarano. Il secondo, basandosi sul fatto che i luoghi riportati dal privilegio seguono un ordine progressivo “strettamente osservato” posiziona invece la chiesa di S. Abbondio presso la Palanzana. Tale ipotesi esclude anche l’identificazione di S. Andrea con l’edificio ancora esistente a Pianoscarano. Sul muro della chiesa di S. Carlo sono presenti alcuni frammenti Altomedievali riferibili a un edificio di culto; non conoscendone tuttavia la provenienza non possiamo riferirli a nessun edificio a noi noto.
Allo stato attuale non possiamo avere certezze ma stando alle fonti appare evidente che la denominazione Campo riferita a questa zona non compare mai. Inoltre dobbiamo tenere presente che l’area era soggetta all’abbazia di Farfa e solo nel 1148 il Comune ottenne da S. Maria della Cella, a titolo di locazione, una terra a Piano di Scarlano per essere abitata ed edificata per essere poi concessa al prevosto della Cella al quale sarebbero state assegnate anche le decime sui vivi e sui morti a vantaggio delle chiese che vi sarebbero state costruite.
L’origine del nome
Anche l’origine del nome ha suscitato dibattiti fra gli storici. A oggi l’ipotesi più accreditata è quella dell’Orioli che propone una derivazione del nome dal termine longobardo squara, inteso come una piazza d’arme. Il termina è attestato anche in Francone come scara e indica un manipolo di guerrieri; nel latino medievale si riscontra il termine scaraguaita che indica la vigianza di un castello affidato a un gruppo di guardia detta scara.
La nuova ipotesi
L’ipotesi qui proposta è che il toponimo possa derivare da Scario. Lo Scario era un ufficiale che ricopriva anche funzioni militari e che governava circoscrizioni minori che facevano capo ad un gastaldato. A rafforzare questa proposta contribuiscono gli studi della prof A. Lanconelli che identifica a Viterbo un distretto minore dipendente dal gastaldato di Toscanella (attuale Tuscania).
Vari sono i toponimi che si fanno derivare da questa figura amministrativa e militare e nella toponomastica risulta ben attestato con il significato di “luogo di residenza dello scario”; “sede di amministrazione fiscale”; “centro di esattoria distrettuale” come nel caso di Scarenna di Asso (CO), Scarenna di Valmadrera (LC) o Scaria in Val d’Intelvi (CO).
La chiara origine longobarda o comunque germanica del toponimo Pianoscarano è suffragata anche dall’onomastica. Nelle fonti, anche successive all’Altomedioevo, compaiono infatti molti nomi propri di origine germanica come, ad esempio, Gualberto e Astruda; Ratilmo figlio di Aurialdo.
Gianpaolo Serone