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Palazzo dei Papi di Viterbo

Il Palazzo dei Papi fu edificato tra il 1255 ed il 1266. Nel 1267 fu completato con la costruzione dell’elegante loggiato in stile gotico, ideato come abbellimento di un palazzo che presentava spiccate caratteristiche militari.

All’inizio il loggiato era completato da una identica struttura che impreziosiva anche il fronte valle, delle quale oggi restano solo alcune basi di colonna. Il crollo avvenne attorno al 1325, probabilmente a causa di un dissesto statico.

Il fronte interno della loggia, una serie di archi ogivali trilobati e sostenuti da colonne binate, fu riportato alla luce durante i lavori di ristrutturazione del palazzo eseguiti agli inizi del XX secolo. Tale intervento, volto a liberare l’intero complesso dalle stratificazioni architettoniche che nel corso dei secoli ne avevano stravolto profondamente lo stile, ha restituito le forme attuali del palazzo. La loggia, che fino a quel momento appariva come un muro continuo, è stata riportata in luce e alleggerita staticamente.

Sulla trabeazione interna sono visibili gli stemmi della famiglia Gatti (scudo a bande orizzontali) e della città di Viterbo (il leone e la palma). Nell’Aula del Conclave sono ospitati i ritratti con relativi stemmi dei cinque papi eletti a Viterbo e gli stemmi dei cardinali elettori che parteciparono al primo e più lungo conclave della storia.

PERCHÉ LA SEDE A VITERBO?

I motivi del trasferimento della sede pontificia da Roma a Viterbo sono principalmente riferibili al contesto politico, economico e sociale dell’epoca. Le lotte tra Angioini e Svevi facevano da sfondo ad una città in rovina e in declino anche dal punto di vista demografico. I pontefici preferiranno, dunque, trasferire la sede a Viterbo (città all’epoca molto florida, militarmente sicura e guelfa) già con Alessandro IV che vi dimorò per lunghi periodi tra il 1257 e 1258. Questi si riportò a Viterbo nel 1261 morendo nel corso dello stesso anno.

Il suo successore fu il francese Jacques Pantaléon che, salito al soglio pontificio con il nome di Urbano IV, una volta eletto presso la chiesa di S. Maria in Gradi di Viterbo, confermò e ufficializzò lo spostamento della sede. Egli regnò tra il 1261 e il 1264, anno in cui morì a Perugia dove fu sepolto all’interno della Cattedrale. Urbano IV è ricordato in particolare per aver istituito la festa del Corpus Domini.

A Perugia fu eletto come suo successore un altro francese, Gui Le Gros, che prese il nome di Clemente IV. Durante i tre anni del suo regno svolse una politica filo-angioina giungendo a scomunicare nel 1267 il sedicenne imperatore di Germania Corradino di Svevia mentre costui passava da Viterbo per raggiungere il sud Italia e combattere Carlo I d’Angiò. Il pontefice appellò il giovane imperatore come “un agnello che va al sacrificio” e ciò risultò profetico poiché, dopo essere stato sconfitto dal francese nella battaglia di Tagliacozzo, venne fatto prigioniero e successivamente giustiziato. Il papa mori poco dopo, il 29 novembre del 1268.

IL PRIMO CONCLAVE

Dopo la morte del pontefice i diciannove cardinali elettori si riunirono nel Palazzo dei Papi di Viterbo per eleggere il successore. I cardinali elettori inizialmente riuniti in un regime di completa libertà, che li sottoponeva ad ovvie pressioni esterne, si divisero tra un’ala filo-francese ed una anti-francese.

Questa divisione comportò uno stallo che durò per ben 33 mesi. Durante questo lunghissimo periodo vennero, però, presi provvedimenti al fine di accelerare i tempi dell’elezione. Così, a fronte delle inutili pressioni esercitate verbalmente anche da grandi personaggi dell’epoca quali, S. Bonaventura di Bagnoregio, in quel momento generale dell’ordine francescano, il podestà di Viterbo Corrado di Alviano nel 1270 decise di procedere all’isolamento coatto dei cardinali che in un famoso documento, per la prima volta, si descrissero come “clausi cum clave” (ovvero chiusi a chiave) da cui nacque il termine “conclave” per indicare l’elezione del papa.

Palazzo dei Papi di Viterbo
Palazzo dei Papi di Viterbo. La loggia e l’aula del Conclave

A fronte del permanere della situazione di stallo il podestà provvide ad aggiungere ulteriori disagi e, secondo la tradizione, arrivò a scoperchiare la sala lasciando i cardinali “in palatio discoperto”. Infine, nel 1271 il nuovo podestà Enrico di Montebuono razionò progressivamente cibo ed acqua ed i cardinali finalmente giunsero all’elezione di Tebaldo Visconti di Piacenza, arcidiacono di Liegi e Legato pontificio per la terrasanta, che venne eletto il 1 settembre 1271 mentre si trovava in S. Giovanni d’Acri (attualmente in Israele). Ma, poiché papa si diventa al momento dell’accettazione, il regno di Gregorio X ebbe inizio solo nel marzo 1272, cioè sette mesi dopo la fine dell’elezione, quando Tebaldo, scortato da Carlo d’Angiò, giunse a Roma per l’incoronazione e poi a Viterbo per prendere possesso del palazzo.

Gregorio X regnò solo tre anni e 10 mesi durante i quali fu spesso in viaggio verso la Francia. Durante il secondo Concilio di Lione, il papa fu promotore della “costitutio ubi periculum” che rappresenta la base normativa dell’attuale conclave.

L’ANNO DEI 4 PAPI

Per la prima volta la costitutio trovò applicazione alla morte del pontefice, avvenuta il 10 gennaio 1276, quando i cardinali elettori, riuniti ad Arezzo elessero in un solo giorno Innocenzo V che regnò per pochi mesi; alla sua morte salì al soglio pontificio Adriano V (luglio 1276), regnante per soli 39 giorni.

Dunque a Viterbo i cardinali elettori sembrarono accordarsi sul nome del cardinale Vicedomino Vicedomini che morì, però, la notte stessa dell’elezione senza aver ancora accettato l’incarico e, dunque, non è ricordato come pontefice sebbene alcuni lo definiscano pseudo Gregorio XI. Vicedomini è attualmente sepolto con Clemente IV e Adriano V nella chiesa di S. Francesco appena dentro le mura cittadine nei pressi di porta fiorentina.

Giovanni XXI, unico portoghese eletto al soglio pontificio (settembre 1276), regnò per soli otto mesi prima di essere travolto dal crollo dei suoi appartamenti. Il papa passò alla storia come alchimista anche se, forse. tale tradizione ebbe origine da un testo di medicina scritto dal pontefice stesso dal titolo “Thesaurus pauperum” (il tesoro dei poveri).

GLI ULTIMI PAPI “VITERBESI”

Nel 1277 salì al soglio pontificio il card. Giovanni Gaetano Orsini con il nome di Nicola III. Egli pure ebbe un regno di circa tre anni. Appartenente alla nobile famiglia romana promosse molte costruzioni e restauri nella città eterna.

Nel 1280 alla sua morte ebbe inizio una lunga elezione di circa sei mesi, alla fine della quale fu eletto l’ultimo papa di Viterbo: il francese Simon de Brion che prese il nome di Martino IV.

DOPO IL XIII SECOLO

Il Palazzo dei Papi, dopo Martino IV, perse il ruolo di “centro della cristianità” ricoperto nella seconda metà del XIII secolo ma continuò ad ospitare pontefici anche nei secoli successivi per numerose e differenti ragioni. Complessivamente oltre trenta pontefici hanno vissuto l’edificio e oltre cinquanta lo hanno visitato (gli ultimi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI).

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