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(sinossi dell’articolo realizzato dal prof. Fulvio Ricci)

 

Lorenzo di Giacomo di Pietro Paolo da Viterbo ha rappresentato un rivoluzionario momento di rottura con il passato e il vertice della pittura laziale del Quattrocento; tuttavia, a tutt’oggi, la sua figura rimane ancora avvolta da un’aura di incertezza. In questi ultimi anni molteplici studi e riflessioni hanno portato a meglio focalizzare l’opera e la personalità artistica del maestro viterbese, attraverso interessanti proposte di ampliamento del numero di opere a lui riferite e spunti utili ad alimentare nuove riflessioni circa l’ambiente formativo del maestro, certamente complesso e ricco di suggestioni. Le innovative concezioni artistiche elaborate dal pittore viterbese sono da ricercare nell’ambito di uno scenario cittadino che delinea un panorama culturale estremamente variegato nel costante collegamento con l’ambiente curiale romano e soprattutto con gli ambienti della cultura accademica; un intreccio che ha la sua funzione prima nell’importanza politica e burocratico-amministrativa di Viterbo nella seconda metà del Quattrocento.

Sposalizio della Vergine – Santa Maria della Verità (VT)

Rivestono un profilo di fondamentale rilievo i contributi di Stefano Petrocchi, che ripercorre scrupolosamente la storia critica dell’opera più nota di Lorenzo, la Cappella Mazzatosta, arricchendo poi il catalogo dell’artista con nuovi numeri: la Madonna in trono col Bambino e la Crocifissione dipinte sulle pareti della chiesa di S. Maria in Forcassi a Vetralla. Ancora, in questi ultimi anni, risultati più lusinghieri per una più certa definizione della personalità artistica del nostro pittore sono stati colti grazie alla finissima acribia critica di un giovane studioso, Gerardo de Simone, che con solide argomentazioni postula come Lorenzo sia edotto delle novità filosofico-umanistiche dell’ambiente culturale romano e interpreti autorevolmente la “pittura di luce” e la lezione prospettica di Piero. Una serie di contributi critici che conducono ad uno snodo storico-artistico di eccezionale importanza, portando in luce una correlazione tra l’innovativa pittura nordica e gli affreschi di Lorenzo di Giacomo nella cappella Mazzatosta. La constatazione condivisa di una conoscenza dei modelli veneto-padani e delle novità tecnico-prospettiche maturate negli ambienti artistici toscani e umbri, non completa il profilo del maestro. Per quanto attiene la sua opera maggiore, la cappella Mazzatosta, l’intervento di Lorenzo lascia ancora amplissimi spazi ad una più articolata lettura critica. Come notato da Petrocchi, i dati storici su tale intervento sono scarni e quasi esclusivamente riferibili alle note trasmesseci da Niccolò della Tuccia; il quale però non riesce a cogliere la rivoluzione del linguaggio artistico operata da Lorenzo. La realizzazione della strepitosa parete sinistra con la Presentazione e il Matrimonio della Vergine è preceduta evidentemente da un cambiamento nella elaborazione progettuale, un evento con ripercussioni di tali entità da rinnovare completamente la visione dell’arte da parte di Lorenzo. Della Tuccia dà una lettura sociale e politica alla sarabanda di giovani aristocratici locali rappresentati sul muro della cappella ma limitata ad una immagine circoscritta al ristretto ambito cittadino; non sono solo trascurate le identità di figure emblematiche e interpreti di ruoli e significati non casuali o marginali nell’economia della narrazione, sono del tutto ignorati diversi personaggi che transitano e operano nel novero della narrazione dipinta, distinguendosi dai giovani rappresentanti delle famiglie viterbesi per gli esotici, suggestivi abiti ed acconciature orientali. In un contesto così strutturato ogni elemento di casualità cade miseramente. Sulla parete sinistra della cappella Mazzatosta ci si propone con dovizia di particolari simbolico-evocativi il grande tema “unionista” tra le Chiese Orientale e Occidentale in chiave anti-ottomana, che aveva avuto il suo più autorevole portavoce nel dotto cardinale niceno Basilio Giovanni Bessarione, ipoteticamente riconosciuto nelle fattezze dello ieratico e barbuto sacerdote celebrante. Lorenzo fornisce il suo eccezionale contributo, essendo coinvolto nel novero di quella rete di intellettuali militanti che davano corpo al complesso tema politico e filosofico-teologico nei più esclusivi ambienti umanistici.

Madonna con Bambino – Cerveteri

Nell’ambito di tali ambienti è da porre in evidenza l’individuazione di un non casuale confronto con la personalità immensa e carismatica di Leon Battista Alberti. Silvia Maddalo, nel suo saggio sui manoscritti Mazzatosta, nel 1991, notava come Lorenzo fosse a contatto con i circoli umanistici romani e avesse accesso diretto agli ammaestramenti di Leon Battista Alberti. Nell’ispirazione al genio albertiano, Maddalo, riconosce una delle matrici ideologiche dell’impresa viterbese di Lorenzo, non solo per le scelte spaziali e architettoniche ma anche per un afflato morale modellato sull’esempio degli antichi.

 

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