fbpx

L’influenza dei Papi “viterbesi” sulle azioni di Carlo d’Angiò

Ultimo figlio del re Luigi VIII e fratello di Luigi IX, Carlo d’Angiò nacque nel 1226. Battezzato col nome di Stefano, solo successivamente venne mutato in Carlo per evidenziare la relazione con l’ultimo re della dinastia dei Carolingi.

La morte precoce dei fratelli e il matrimonio con Beatrice di Castiglia lo favorirono in una rapida ascesa al potere.

Governò sull’Angiò e sul Maine ma sicuramente la Provenza (e in particolare le città di Arles, Avignone e Marsiglia) furono quelle che gli interessarono maggiormente fino alla metà del XIII secolo.

Innocenzo IV e Alessandro IV

Partecipò nel 1248 alla crociata in Egitto ed al ritorno godé del favore di Papa Innocenzo IV che lo invitò a intervenire nella politica italiana per contrastare Corrado IV nel meridione d’Italia ed in Sicilia. Questa politica venne rallentata dalla posizione più critica nei confronti di Carlo espressa dal papa anagnino Alessandro IV.

In realtà Carlo, già negli anni successivi al 1250, si interessò comunque all’Italia e, in particolare, estese i suoi domini nell’attuale Liguria e Piemonte e fece accordi con Genova.

Urbano IV e Clemente IV (i filo-angioini)

Alla morte dell’imperatore Corrado IV furono intavolate trattative con Carlo da parte dei pontefici Urbano IV e Clemente IV (entrambi francesi e residenti a Viterbo).

Nel 1263 ripresero i negoziati per l’accordo tra il pontefice e Carlo (che nello stesso anno divenne anche Senatore di Roma ed incassò, nel periodo successivo, il supporto di molte città del nord Italia) per un intervento nel meridione d’Italia. Un ruolo decisivo nelle trattative lo ebbe sicuramente Simon de Brion (che nel 1281 sarà eletto papa a Viterbo col nome di Martino IV)

Solo nel 1266, però, avvenne la battaglia decisiva a Benevento contro Manfredi. Carlo d’Angiò vinse e nel 1268 confermò la vittoria a Tagliacozzo contro Corradino di Svevia.

Corradino aveva resuscitato momentaneamente le speranze dei ghibellini italiani e trovato il supporto delle città di Siena e Pisa. L’azione diplomatica di Carlo e la lunga presenza dello stesso d’Angiò a Viterbo (da aprile a giugno del 1267) e, successivamente, in Toscana recuperò alla sua causa praticamente tutto il resto delle città toscane.

Corradino aveva provato a far sollevare contro Carlo la Sicilia, la Puglia e la Calabria mentre lui scendeva da nord con un esercito tedesco rinforzato dai ghibellini italiani. Attraversò Siena, Grosseto, Tuscania e Viterbo. Dunque giunse a Roma.

Sia Carlo che Corradino erano obbligati a ricercare lo scontro decisivo. A Tagliacozzo vinse il Conte di Provenza e riuscì, poi, a farsi consegnare Corradino e ad ucciderlo a Napoli nel 1268. La resistenza all’avanzata di Carlo nel Regno ebbe, tuttavia, un lungo strascico che si esaurì solo nel 1270.

Da Gregorio X a Niccolo III (contro l’Angiò)

Alla morte di papa Clemente IV approfittò del primo e più lungo conclave della storia (1269-1271 per 33 mesi) per consolidare i proprio domini e la sua influenza in Toscana.

Nel frattempo seguì anche il suo fratello (e re di Francia) nella crociata contro Tunisi. In nord Africa Luigi IX trovò la morte per cui Carlo tornò con il nuovo re di Francia Filippo III, che portò con sé a Viterbo dove era ancora in corso il Conclave.

Il nuovo papa, Gregorio X, non favorì Carlo ed anzi cercò accordi con Bisanzio, contro la quale l’Angiò portava una politica aggressiva, e nel 1274 trovò modo di riconciliare le chiese.

Dopo una serie di brevi pontefici (quattro papi nel 1276) venne eletto Nicolò III Orsini, ancora una volta un pontefice anti-angioino. Alla morte di Nicolò III Carlo decise di influenzare l’elezione del nuovo papa per ottenere una svolta in suo favore.

Martino IV (filo-angioino)

Ancora una volta l’elezione si tenne a Viterbo e Carlo, pur non facendosi vedere in città, riuscì a influenzare fortemente le decisioni cardinalizie anche grazie ad azioni di forza contro esponenti della famiglia Orsini. L’elezione di Martino IV sicuramente venne accolta con favore dal re di Napoli e Sicilia, e tutte le positive premesse vennero confermate nei fatti dal nuovo pontefice che aiutò spesso Carlo con politiche ostili sia a Bisanzio sia agli Aragonesi.

Questa situazione favorevole non evitò all’Angiò i problemi maggiori. Questi si presentarono nel 1282 in Sicilia, quando gli isolani decisero di chiedere aiuto agli aragonesi e dare il via a quei moti che oggi definiamo “Vespri”.

Carlo non riguadagnò più la Sicilia al suo regno nonostante il supporto della Francia e del papato e nel 1285 morì malato a Foggia.

 

Francesco Aliperti

Condividi :