Il 27 giugno del 1574 muore a Firenze l’autore della prima opera moderna di storiografia artistica: Giorgio Vasari. Quasi 500 anni più tardi, il 26 giugno del 2018, esce al cinema il film a lui dedicato, diretto da Luca Verdone. Il regista affronta la vita del Vasari come se fosse un risarcimento dovuto a colui che nei secoli è stato ricordato più per le sue Vite che per la sua attività di pittore e architetto.
Lo scrittore aretino parla di sé in prima persona in un diario che ripercorre le tappe della sua attività di artista come pure momenti della sua vita privata. Non solo i rapporti coi committenti e con gli artisti da lui ammirati, in primis Michelangelo. Il regista si focalizza anche sul rapporto di Vasari con le sue modelle, mostrandoci la parte meno “didattica” della sua vita. L’intento di Verdone è comunque quello di realizzare un prodotto che abbia una valenza pedagogico-culturale; offrendoci un’occasione per riflettere sull’opera di uno dei maestri dell’arte.
Chi era Vasari?
Giorgio Vasari nasce ad Arezzo nel 1511 da una famiglia di artigiani; il nonno, dello stesso nome, aveva esercitato l’arte della ceramica, dalla quale deriva il nome della famiglia (vasaio). Pittore, architetto, erudito ed eclettico, venne condotto giovanissimo, nel 1524, dal cardinale Passerini a Firenze, come compagno di giochi dei giovani Alessandro e Ippolito de’ Medici. Qui si formò alla scuola di Andrea del Sarto, per poi diventare il più appassionato ammiratore di Michelangelo.
Con la cacciata dei Medici, nel 1527, tornò ad Arezzo dove esordì come pittore, grazie agli insegnamenti di Rosso Fiorentino. Al seguito del cardinale Ippolito giunse a Roma nel 1532, dedicandosi allo studio e al disegno delle antichità e delle opere d’arte conservate nell’Urbe. Tra il 1535 e il 1540 viaggia e lavora in tutta Italia; inizia così la sua carriera di artista cortigiano al sevizio di diverse signorie italiane.
Vasari entrò stabilmente al servizio del duca Alessandro de’ Medici (eseguendone il Ritratto), fino alla sua scomparsa; dirige la costruzione di Villa Giulia per papa Giulio III; e dopo la fine della repubblica fiorentina, nel 1554, si trasferisce definitivamente a Firenze. Qui collabora al programma di Cosimo I di celebrazione delle glorie fiorentine dell’epoca precedente, consapevole della fine di un periodo irripetibile. Per il granduca costruisce gli Uffizi, dipinge gli affreschi di Palazzo Vecchio e organizza la vita culturale della città.
Vasari biografo: le Vite
Nel 1550 appaiono a Firenze Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, il capolavoro letterario del Vasari. Il grandioso lavoro delle biografie degli artisti da Cimabue ai suoi tempi costituisce la prima raccolta post-antica di scritti storico-artistici. Nel 1568 fu pubblicata una seconda edizione con profondi cambiamenti di struttura e di contenuti. L’artista aretino innalza una sorta di monumento letterario all’arte fiorentina, tanto che venne accusato di essere più un patriota che uno storico.
Le sue Vite si dividono in tre sezioni, corrispondenti alle tre età dell’arte moderna. Il primo periodo comprende i principi, l’infanzia, che si libera dalle caricature del Medio Evo, da Cimabue, i Pisani, Giotto fino alla fine del Trecento. Segue il secondo periodo della gioventù, della preparazione, da Jacopo della Quercia, Masaccio, Donatello, Ghiberti e Brunelleschi fino alla fine del Quattrocento.
Solo il terzo periodo conduce al pieno sviluppo; è il tempo della fioritura e della maturità, che culmina nella ”età d’oro” di Leone X, il Cinquecento. E’ l’epoca della triade stellare: Leonardo, Raffaello, Michelangelo. Il Vasari però mette in evidenza quest’ultimo come il più alto, di fronte al quale persino gli antichi devono considerarsi superati: egli è il “divino”. E’ con lui che la storia dell’arte italiana trova il suo punto d’arrivo.
L’importanza del Proemio
Nel Proemio alla parte seconda Vasari si richiama al “topos” dell’historia magistra vitae: la storia deve essere narrata in modo che si possa imparare da essa. Il valore didattico è ovvio: le Vite dovevano servire da esempio agli artisti. Anche il modello biografico era inteso con funzione di esempio, perché l’immagine della crescita doveva servire da stimolo e quella della decadenza da ammonimento. Nel progresso dell’arte moderna l’aretino vede la rinascita dell’antichità, convinto di un’analogia tra i due fenomeni.
Il merito di Giorgio Vasari è certamente quello di aver inventato la storia dell’arte così come la conosciamo oggi, tramandandoci un insostituibile repertorio di notizie sui protagonisti della scena italiana dal Duecento al Cinquecento.
Vasari artista
Il più delle volte, però, ci si dimentica che Vasari fu anche un grande artista. L’architetto degli Uffizi e della tomba di Michelangelo; lo scenografo di commedie teatrali; l’artefice di affreschi come quelli del Palazzo di Cancelleria a Roma, del monastero di Camaldoli, dello Studiolo di Cosimo de’ Medici a Firenze e del Palazzo Corner a Venezia.
E i suoi capolavori di pittura, gli affreschi nella Sala Regia del Vaticano e le allegorie nel Palazzo Vecchio lo fanno riconoscere come non trascurabile rappresentante dello stile manierista; quello stile che per molto tempo fu considerato con disprezzo e senza comprensione come preparazione al Barocco; ma che costituisce, invece, una delle pagine più problematiche e non meno interessanti nella storia dell’arte italiana.
E’ questo Vasari che il regista de “Le memorie di Giorgio Vasari “intende portare a conoscenza del grande pubblico; un personaggio e un corpus di pittura e disegni rimasti immeritatamente nell’ombra.
Dove vederlo?
A Viterbo il film verrà proiettato questa sera alla 20.30 al cinema Lux, nell’attesa ecco il trailer!
Sara Catanese