In questi giorni la Regione Lazio sta raccogliendo le idee che arrivano dai territori in vista della predisposizione del piano triennale del turismo 2018-2020 definendo visone e strategie di sostenibilità.
L’incontro di Veroli
Sono stati fatti molti incontri ed ho avuto modo di partecipare a quello di Veroli (FR) che riguardava il turismo nella Ciociaria. In questo incontro, oltre ad aver conosciuto molte persone interessanti che si spendono ogni giorno per promuovere la terra che amano, sono state presentate anche delle iniziative già in essere e che possono costituire delle best practice di riferimento per tutta l’area come l’esperienza di Visit Alvito o di Atina Jazz.
L’occasione mi ha permesso anche di ricevere una buona quantità di materiale promozionale, anche di grande qualità come la brochure “terra ernica” relativa ad Anagni, Altri, Fumone, Ferentino e la stessa Veroli, che saranno sicuramente utili ad i turisti presenti e futuri.
Durante il convegno, nella sessione plenaria, Paolo Giuntarelli dell’Agenzia Regionale del Turismo ha presentato un quadro generale dello stato del turismo. Complessivamente i dati sono stati molto positivi (crescita mondiale, crescita italiana, crescita del Lazio, crescita della provincia di Frosinone). Ha inoltre evidenziato la necessità, per uno sviluppo futuro, di creare attrattori nuovi da affiancare a quelli tradizionali.
Provenienze e tipologia dei turisti nella Ciociaria
La nota stonata è che la provincia di Frosinone cresce meno del resto del Lazio (che registra un incremento dell’11%). Questo nonostante una buona presenza di alberghi (l’11% del totale regionale, molto concentrati a Fiuggi) compensata però da una scarsissima presenza di attività extralberghiere (solo il 2%). Questo dato mi ha colpito molto in riferimento ai dati opposti della Tuscia di cui avevo parlato in un precedente articolo.
Il turismo culturale è quello dominante nel Lazio ed in provincia di Frosinone, ma che anche altre fasce di mercato possono essere esplorate con successo. Queste non devono necessariamente essere in sostituzione ma anche come semplice integrazione dell’attrattore principale. Pensiamo al turismo rurale ed ai sapori agresti o al turismo sportivo o religioso. Così si costruisce una offerta complessiva più variegata e più adatta alle diverse fasce di pubblico.
I dati evidenziano che la presenza di turismo internazionale è piuttosto bassa e legata a mercati tradizionali. I più importanti sono USA, Gran Bretagna, Spagna, Francia e Germania. Anche se ci sono presenze importanti di coreani e polacchi concentrate in alcune aree della provincia.
Le indagini che Archeoares svolge sul 100% dei visitatori del palazzo di Bonifacio VIII di Anagni confermano i dati raccolti dalla Regione. I fruitori del Palazzo nel 2017 provenivano dalle suddette aree ma con l’aggiunta di turisti russi (quinta nazione per rappresentanza nel campione dei turisti stranieri).
L’impegno di tutta una comunità
Ovviamente, come ricordava il rappresentante dell’Enit Gianni Bastianelli, per fare turismo bisogna che si impegni tutta la comunità in uno sforzo di accoglienza e di adeguamento alle nuove esigenze. Ad esempio il palazzo Bonifacio VIII garantisce ogni giorno un servizio in 5 lingue; ma quanti siti culturali nella provincia riescono a fare altrettanto contribuendo a rendere attrattiva l’area anche per chi non parla italiano? Ha senso investire sull’internazionalizzazione se prima non lavoriamo sul prodotto? Un grande balzo di qualità deve essere fatto da tutta l’area e non solo dagli attrattori ma da tutta la filiera del turismo.
Se si riesce in questo sforzo la Ciociaria, ed in generale il Lazio fuori Roma, riusciranno a diventare non solo un territorio a “vocazione” turistica ma una regione a “consapevolezza” turistica, come ricordato poi nei documenti del tavolo dedicato a “Il fascino dei luoghi, la storia del Lazio. Emozioni nel centro Italia” guidato da Flaminia Santarelli dell’Agenzia Regionale del Turismo – Regione Lazio.
Proprio durante quel tavolo ho avuto modo di scoprire altri mille luoghi di interesse dell’area della Ciocaria che meritano sicuramente maggiore valorizzazione, promozione e, conseguentemente, visite di quanto oggi accada. Mi è sembrato che tutti i partecipanti al tavolo avessero ben chiare le problematiche. Inoltre tutti hanno mostrato un grande senso pratico indicando come luoghi da valorizzare tutte strutture già abitualmente aperte al pubblico.
I prossimi passi
Non sottovaluterei quest’ultimo aspetto. E’ vero molto c’è da fare, ma in molti hanno speso soldi ed energie per realizzare già qualcosa. Per potenziare il turismo nell’area non bisogna partire da zero, bisogna mettere a sistema le realtà esistenti e valorizzare tutto ciò che già esiste e funziona. Poi una volta che il percorso è avviato tutto il resto sarà molto più semplice.
Infine mi pare siano emerse un paio di idee estremamente interessanti e sicuramente da perseguire con maggior forza come gli itinerari tematici. Nel nostro piccolo abbiamo provato già qualcosa come il progetto “Sulle orme dei Papi” ma anche itinerari legati al cinema potrebbero avere un buon successo di pubblico. Tutte queste iniziative, pubbliche e private, ovviamente andrebbero supportate dalle attività promozionali regionali, e per questo ci aspettiamo un grande lavoro da parte dell’Agenzia Regionale del Turismo e di Visit Lazio.
Francesco Aliperti