[vc_row margin_bottom=”20″][vc_column][vc_column_text]Vi ricordate della “ventottesima ora“? Una gran bella iniziativa del liceo Porta di Erba. Grazie all’introduzione di un’ora in più nel biennio si dava la possibilità ai ragazzi di studiare la storia dell’arte. Per pubblicizzare questa trovata la scuola aveva utilizzato un’immagine raffigurante due bambini seduti davanti ad un’opera d’arte che guardano, incantati. Un bellissimo messaggio, che promuove l’educazione all’arte fin da subito. E se quei bambini invece di rimanere incantati fossero “indaffarati” a imparare e sperimentare la bellezza? Questo è quello che succederà a partire dal prossimo autunno al Museo Marino Marini di Firenze. In questa struttura, che ospita le opere di uno dei più importanti scultori del Novecento, aprirà i battenti un asilo nido. Un progetto sperimentale ideato e promosso da Patrizia Asproni, presidente del Museo Marini. La Asproni ha spiegato come “la missione alla base di questa idea sia quella di trasmettere alle nuove generazioni non solo il lascito degli artisti del passato ma gli strumenti per utilizzare questo patrimonio per il proprio futuro”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row margin_bottom=”20″][vc_column][vc_column_text]”L’asilo nel Museo” è il primo progetto in Italia che coniuga l’esperienza prescolare con l’arte e la cultura. Il museo, in questo caso, diventa un luogo di comunicazione e di interazione; in cui si educa alla bellezza e si stimola la creatività e la libertà espressiva. Questa bellissima iniziativa punta ad abbattere anche le barriere culturali; poiché nasce per contrastare la povertà educativa e favorisce l’inclusione sociale attraverso l’arte. Le rette infatti non saranno per nulla proibitive. L’intento è quello di rivolgere particolare attenzione ai bambini più svantaggiati e a quei nuclei familiari che non possono godere a pieno del patrimonio artistico della città. Il primo asilo d’arte sarà ospitato nell’intera ala dell’ex convento di piazza san Pancrazio e del chiostro, ora in fase di ristrutturazione. Il complesso ha subito nel corso dei secoli numerose trasformazioni. Dalla struttura medievale all’orditura interna settecentesca, con le ulteriori sovrastrutture in ferro della metà dell’Ottocento. Un percorso estremamente libero, che permette il dialogo tra le memorie di una storia antica e l’eccezionale testimonianza di una poetica moderna e attuale, quella di Marino Marini. E’ qui che i visitatori e i piccoli allievi potranno entrare in contatto con le creazioni dell’artista e scoprire i soggetti più ricorrenti della sua opera; inoltre avranno la possibilità di capire il modo in cui, definendosi discendente degli etruschi, lo scultore pistoiese diventava un’unica cosa con le sue opere.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row margin_bottom=”20″][vc_column][vc_column_text]L’asilo nel museo è una realtà molto diffusa negli Stati Uniti e nei paesi del nord Europa; ma in Italia è una novità. E’ la prima volta che verrà data la possibilità a bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni di vivere l’arte dall’interno. Grazie all’aiuto di educatori esperti i piccoli allievi del museo Marini seguiranno percorsi ludici ricchi di riferimenti e stimoli visivi. Entreranno in contatto con linguaggi e materiali artistici, scoprendo e sperimentando. Si punterà a sviluppare attività e laboratori, mettendo al centro le abilità dei bambini e valorizzandone le singole espressività. Il modello pedagogico di riferimento sarà il “Reggio children approach”. Il più famoso modello di pedagogia prescolare al mondo si basa su una filosofia che a sua volta si ispira al pensiero innovativo di Loris Malaguzzi. Questo pedagogista, nel 1945, aderisce al progetto di un gruppo di genitori; questi, in un piccolo borgo di campagna, nei pressi di Reggio Emilia, decidono di costruire e gestire una scuola per bambini. Il pensiero che guidava questa azione di rinascita dalla guerra era la volontà di creare un luogo in cui i protagonisti fossero proprio i bambini. Da questa scintilla, negli anni ’60, il comune di Reggio Emilia organizzerà una serie di servizi educativi. Tra questi, l’apertura del primo asilo per bambini dai 3 ai 6 anni. Malaguzzi muore nel 1994 e purtroppo non ha modo e tempo per vedere realizzata la sua idea. Ancora oggi il “Reggio children approach” porta avanti l’idea di educazione del pedagogista emiliano. Una filosofia educativa che si fonda sull’immagine di un bambino portatore di forti potenzialità di sviluppo, che apprende e cresce nella relazione con gli altri. Il cuore del modello educativo risiede nei “cento linguaggi” di cui l’essere umano è dotato; e che il bambino ha l’occasione di sviluppare grazie all’azione quotidiana con diversi materiali. Più linguaggi, più punti di vista, tenendo contemporaneamente attive le mani, il pensiero e le emozioni. Il “RCA” è chiamato anche “pedagogia relazionale”. Attraverso la relazione con gli altri i bambini costruiscono le loro esperienze, arricchiscono il loro bagaglio di sapere, si scambiano idee e condividono.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row margin_bottom=”20″][vc_column][vc_column_text]Il “Reggio children approach” ha incontrato il successo prima all’estero che in Italia. Questo perché probabilmente negli anni ’70 e ’80, quando ha iniziato a farsi conoscere, nei paesi del nord Europa e negli Usa, vi era una maggiore sensibilità e attenzione verso un’educazione innovativa per la fascia 0-6 anni, rispetto a quanto, all’epoca, ve ne fosse in Italia. Oggi nel nostro paese qualcosa si muove. L’apertura del museo Marini al mondo dell’istruzione è indice di una volontà di rinnovamento nel modo di educare. Un metodo che fa dell’apprendimento un processo attivo e non una trasmissione di sapere preconfezionato non può che essere vincente. Poiché l’obiettivo dell’educazione deve essere quella di accrescere la possibilità del bambino di inventare e di scoprire.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
Invece il cento c’è
Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.
(Loris Malaguzzi)[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]