Con il termine “ Zaffera ” si intende una particolare tipologia di maiolica dal decoro in blu di cobalto a rilievo, affermatasi inizialmente nell’area fiorentina-senese e romagnola, e poi nella Tuscia viterbese.
La Zaffera viterbese si distingue per alcuni caratteri peculiari, come l’intenso colore blu, pastoso, dai riflessi vetrosi e dal rilievo accentuato, che crea un netto contrasto con il fondo bianco-perlaceo dello smalto stannifero.
Gli ornati realizzati con questa tecnica presentano la caratteristica della bidimensionalità, poiché privi degli effetti plastici che si creano con le sfumature di colore, o con l’accostamento di colori differenti. Il disegno è tracciato in forte manganese al fine di dare un particolare risalto alle campiture blu a rilievo.
La struttura dell’impaginato è organizzata intorno a una figurazione principale posta al centro del manufatto, dove trovano posto solitamente i motivi animali (cani, leoni, uccelli, pesci) e, più raramente, le figure umane.
Attorno al soggetto principale si sviluppano i decori tipici del repertorio della scuola, come i serti floreali, i tralci vegetali, i labelli, i denti di lupo, i goccioloni e la foglia di quercia unita a ghiande o bacche. Questo tema secondo alcuni studiosi potrebbe avere una derivazione culturale da motivi decorativi orientali, veicolati in Italia dai commerci delle stoffe. Secondo altri il tema deriverebbe, invece, da soggetti simili presenti nelle stoffe prodotte nella penisola, in particolare a Firenze e Lucca.
Le forme più frequentemente impiegate sono le tazze con corpo tronco-conico e i boccali con corpo ovoidale e bocca tonda o trilobata.
Oggi è possibile apprezzare numerosi manufatti di questa tipologia al Museo della Ceramica della Tuscia con sede nel Palazzo Brugiotti di Viterbo.
A seguito di alcune indagini sui butti di Viterbo, è stato ipotizzato da alcuni che tale tecnica sia stata utilizzata per un periodo brevissimo (20-30 anni complessivamente) e abbandonata a causa della grande difficoltà di esecuzione.
(estratto dal catalogo del Museo della Ceramica di Viterbo)
Per approfondire:
R. Luzi in Zaffera et similia nella maiolica italiana, Catalogo mostra, Viterbo, Edizioni Artistiche 1991, pp. 183-245.