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La “Ventottesima ora” e l’insegnamento dell’arte nei licei

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La “ventottesima ora”: no, non è il titolo di un film d’azione americano. Si tratta di una bella iniziativa proposta dal collegio docenti del Liceo Carlo Porta di Erba. In questo istituto, dal prossimo anno scolastico, gli alunni resteranno in aula un’ora in più per studiare storia dell’arte. Proprio così. Questa materia, che nel nostro paese ormai da anni è bistrattata dagli ultimi governi, diventa in questa scuola oggetto di studio a partire dal biennio iniziale, senza aspettare il terzo anno. La decisione ha come obiettivo il superamento delle forti limitazioni ai programmi di storia dell’arte che il riordino dei licei impone. In particolare, la collocazione della disciplina nel triennio finale, come prevede la normativa, comporta una sfasatura cronologica rispetto ai programmi delle altre materie e la necessità di ridurre i contenuti proposti. Per essere più chiari: se i ragazzi del primo anno studiano la storia greca e romana è bene che affrontino contemporaneamente anche la produzione artistica degli antichi. Tra l’altro, in questo modo, è possibile realizzare collaborazioni interdisciplinari; si possono, infatti, dimostrare i legami che esistono tra gli avvenimenti storici, la trasformazione delle mentalità e le produzioni artistiche. Già negli scorsi anni al liceo Porta esisteva un’ora di storia dell’arte facoltativa nel corso del biennio; ma era una scelta libera dei singoli studenti.

Per pubblicizzare la “ventottesima ora” il collegio docenti ha fatto pubblicare sul sito della scuola un’immagine emblematica. La foto raffigura due bambini in un museo, seduti ad osservare, quasi incantati, una serie di quadri davanti a loro. Il significato non è per nulla nascosto, anzi: bisogna studiare la storia dell’arte fin da subito. E’ necessario che gli studenti che sentono pronunciare il nome di grandi artisti come Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Bernini, siano consapevoli di quello che questi personaggi hanno rappresentato per il nostro paese.

Chissà se l’ iniziativa della “ventottesima ora” riesca a far aprire gli occhi alla Commissione Cultura; a quest’organo infatti, è stata assegnata, nell’agosto del 2018, la proposta di legge per reintrodurre l’insegnamento della storia dell’arte a scuola. E’ da più di otto anni che questa disciplina versa in pessime condizioni.

La riforma Gelmini, nel 2010, ha praticamente soppresso la storia dell’arte negli istituti professionali; riducendo inoltre drasticamente il monte ore di approfondimento nei licei. Contro questa decisione l’ANISA (Associazione nazionale insegnanti di storia dell’arte) si mobilitò. Oltre 4.000 persone, appartenenti ai più diversi settori della società civile, sottoscrissero un appello. Fu un’azione importante che ebbe risonanza a livello europeo. Persino l’allora presidente della Repubblica Napolitano sostenne l’iniziativa.

Pochi anni dopo, nel 2013, gli insegnanti di storia dell’arte e l’associazione Italia Nostra promossero una petizione. L’istanza raccolse più di 15.000 firme, compreso l’appoggio del ministro della cultura allora in carica. E’ chiaro che tutta la società civile e l’opinione pubblica hanno manifestato in questi anni un dissenso nei confronti di un ridimensionamento della disciplina. Purtroppo, senza ottenere alcun risultato.

Neanche nel 2015, con la riforma della Buona Scuola, la storia dell’arte è riuscita a riacquistare l’importanza che merita; nonostante i propositi facessero ben sperare.

Oggi dopo quattro anni la situazione è ferma. E pensare che l’Italia è stato il primo paese ad inserire un insegnamento obbligatorio di storia dell’arte nella scuola superiore. E grazie all’esempio del nostro paese anche altri stati europei hanno adottato l’educazione alla fruizione del patrimonio artistico nei loro sistemi educativi. La presenza della storia dell’arte nelle nostre scuole andrebbe tutelata; soprattutto se si considera la rilevanza economica che il patrimonio storico, artistico e paesaggistico dell’Italia rappresenta. Deteniamo la maggiore concentrazione di patrimonio culturale del pianeta; e tra l’altro, negli ultimi dieci anni l’occupazione nel settore della cultura è cresciuta notevolmente. Ma, nonostante tutto, l’economia turistica e il settore culturale in Italia contribuiscono al prodotto interno lordo per il 13%; contro il 14% in media dei principali stati europei e il 21% della Spagna. Non siamo poi così bravi a sfruttare le nostre ricchezze. E le cose di certo non miglioreranno se trascuriamo il valore formativo dello studio della storia dell’arte.

E neppure dobbiamo dimenticare di avere nella nostra Costituzione un articolo, l’articolo 9, che trova poche analogie nelle Costituzioni di tutto il mondo. Un articolo che promuove lo sviluppo della cultura, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico. Bisognerebbe rivolgere maggiore attenzione a questo patrimonio culturale che non ha eguali; e lo dovremmo fare educando, facendo maturare e rendendo consapevoli i giovani di esserne custodi. Aspettiamo fiduciosi. E tornando al liceo Carlo Porta e alla sua bella iniziativa, non resta che fare un grande in bocca al lupo a coloro che si iscriveranno il prossimo anno in questo istituto. La decisione saggia e coraggiosa dei loro futuri docenti li farà rimanere un’ora in più in classe, quella “ventottesima ora” che li renderà di certo degli studenti privilegiati.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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