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Il sepolcro di Ruggero degli Ubaldini. Un personaggio dantesco sepolto a Viterbo

Tomba di Ruggeri

Ruggero, appartenente alla famiglia degli Ubaldini di Mugello del ramo dei signori del castello della Pila, fu introdotto alla carriera ecclesiastica dallo zio cardinale Ottaviano. Alla morte di quest’ultimo, suo fratello Ottaviano vescovo di Bologna, introdusse Ruggero nella gerarchia ecclesiastica fino a fargli ottenere la cattedra arcivescovile di Pisa nel 1278.

A seguito della disfatta della Meloria (6 ottobre 1284), esercitò la carica di podestà. Insediatosi quando cominciava a farsi più acceso il conflitto tra le famiglie guelfe dei Visconti e Della Gherardesca, riuscì a supportare la sedizione della fazione ghibellina e la deposizione dalla carica di Capitano del popolo e la successiva incarcerazione del conte Ugolino della Gherardesca e dei nipoti.

Dopo la morte di Ugolino, nel 1289, Ruggero, incapace di fronteggiare il potere della famiglia Visconti, rinunciò alla carica di podestà pur conservando il titolo di arcivescovo dell’arcidiocesi pisana. A causa delle tante malefatte fu convocato a Viterbo per essere processato presso santa Maria in Gradi e proprio nella città laziale morì nel 1295 senza essere stato condannato.

Il monumento funebre

Purtroppo il suo monumento funebre che si trovava nella chiesa di S. Maria in Gradi, ab origine introitu ecclesiae manu sinistra, è andato disperso durante i restauri del 1737 diretti dall’architetto Nicola Salvi (1697-1751). La memoria della struttura architettonica ci è tramandata da uno schizzo accompagnato da una breve didascalia presente in una silloge, redatta probabilmente dallo storico locale Feliciano Bussi (1680-1741) e pubblicata postuma nel 1742. Il disegno è riportato anche da Domenico Sansoni che nel 1926 pubblica un fascicolo dove identifica il sepolcro come appartenente all’arcivescovo pisano.

Stemma degli Ubaldini presente sul sepolcro

Il Bussi, che evidentemente aveva potuto vedere la tomba ancora intatta e in situ, annota che tutto il monumento è intagliato nel marmo; l’uso del prezioso materiale è del tutto in linea con quanto osservabile per altri sarcofagi e monumenti funebri risalenti alla stessa epoca e presenti in stato frammentario o integri in altre chiese viterbesi.

Quella che può sembrare una notizia di secondaria importanza ci permette, in realtà, di scartare definitivamente alcune avvincenti, ma del tutto infondate, ipotesi. Tra queste la più accreditata identifica parte del monumento nella sezione archeologica medievale del Museo civico cittadino, appartenente sì a un ecclesiastico di rango, come riconoscibile dai differenti attributi vestimentari, ma evidentemente scolpito nel locale peperino.

Come accennato nella silloge è riportata anche l’epigrafe sepolcrale interpretata da Sansoni: «HIC REQ(UIESCI)T V(ENERABILS) P(ATER) D(OMINUS/ ROGERIUS DE U[baldinis]/ AR(CHIEPISCOPUS) PIS(ANUS)».
Traduzione: «Qui riposa il Venerabible padre Ruggeo degli Ubaldini, Arcivescovo pisano».

 

Ruggiero degli Ubaldini
La tomba di Ruggero nello schizzo a noi giunto.

 

Il sepolcro di Ruggero degli Ubaldini
Il giacente erroneamente identificato con Ruggero

L’episodio dantesco

L’arcivercovo Ruggero è ricordato nel canto XXXIII dell’inferno:

La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto.                               3

Poi cominciò: «Tu vuo’ ch’io rinovelli
disperato dolor che ’l cor mi preme
già pur pensando, pria ch’io ne favelli.                           6

Ma se le mie parole esser dien seme
che frutti infamia al traditor ch’i’ rodo,
parlar e lagrimar vedrai insieme.                                     9

Io non so chi tu se’ né per che modo
venuto se’ qua giù; ma fiorentino
mi sembri veramente quand’io t’odo.                            12

Tu dei saper ch’i’ fui conte Ugolino,
e questi è l’arcivescovo Ruggieri:
or ti dirò perché i son tal vicino.

 

di Gianpaolo Serone e Luca Salvatelli

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