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IL PRESEPIO ITALIANO IN MOSTRA A VITERBO

presepio nazionale

Dal 24 novembre al 7 gennaio 2017 al Museo Colle del Duomo è ospitata la “Mostra dei Presepi Nazionali” realizzata grazie ad una collaborazione tra Archeoares, la Diocesi di Viterbo ed il Museo del Presepio di Dalmine (BG)

Ecco un breve testo a cura di Barbara Crivellari, curatrice del Museo del Presepio di Dalmine (BG).

L’arte di fare il presepio è da annoverarsi fra quelle eccellenze italiane che tutto il mondo ci invidia. Ogni regione, ogni città, ogni piccolo borgo della nostra penisola ha saputo nel tempo caratterizzare in modo diverso quest’arte fondendo la storia sacra e la tradizione popolare.

E’ proprio da questo apparente contrasto tra sacro e profano, da questo incontro tra ciò che è alto, regale, divino e ciò che invece è terreno, rozzo e popolano che si sprigiona la magia del presepio.

La storia del presepe in Italia

Senza perderci nella notte dei tempi e nelle prime rappresentazioni della nascita di Gesù che risalgono alle raffigurazioni nelle catacombe romane, se dovessimo tracciare un percorso storico-geografico il nostro punto di partenza potrebbe essere la città di Napoli. E’ proprio lì che il presepio inteso come “ricostruzione tradizionale nelle chiese e nelle case della scena della natività durante il periodo natalizio” diventa, prima, un affare di stato, e poi, tradizione. Gli scultori napoletani del Settecento riescono a creare spettacolari ed enormi composizioni dove la scena della natività è accostata ad altre di vita quotidiana: botteghe, mercati, taverne, balli agresti, serenate. Qui si inseriscono centinaia di personaggi, piccoli o grandi manichini con le estremità e la testa modellate in creta ed il corpo di fil di ferro imbottito di paglia e rivestito di stoffe pregiate provenienti dalle manifatture reali. Naturalezza e vitalità sono le sole regole e questa tradizione permane immutata nel tempo e ancora oggi ritroviamo percorrendo via Gregorio Armeno a Napoli la via delle botteghe artigianali del presepio napoletano. Qui in mostra è possibile ammirare un esempio del presepio napoletano classico e, accanto a questo, un esempio di come un’artista campana contemporanea, Anna Bisogno, riprenda questa naturalezza e vitalità e la attualizzi portando le figure della sacra famiglia nel XXI secolo.

Un’altra città che nel Settecento ha visto esplodere l’arte presepiale è Genova, dove però il presepio appare più raccolto e concentrato sulla scena della natività. Non per questo, però, risulta meno prezioso: le figure sono anche qui rivestite di stoffe pregiate e la qualità della finitura dei volti e delle mani lascia a bocca aperta.

Risalendo ancora verso nord incontriamo le scuole presepistiche dell’arco alpino che qui in mostra vengono rappresentate da due bellissime opere, una in pietra della Val D’Aosta e una in legno della Valgardena. Sono opere realizzate con lo scalpello, a mano, secondo tecniche incisorie che si tramandano di generazione in generazione. La scuola altoatesina della Valgardena rimane ancora oggi uno dei centri di produzione di figure da presepio più vivi ed interessanti della nostra penisola.

Per l’area della pianura padana abbiamo in mostra un presepio in gesso del primo Novecento proveniente da un’antica bottega artigiana bergamasca dedicata alla produzione di statuaria sacra. Si trattava di una grossa bottega con un buon giro d’affari che nei momenti di massima produzione contava oltre quaranta operaie addette alla pittura e finitura delle statue, a cui vanno aggiunte tutte le altre figure professionali che si occupavano della produzione delle statue ossia il formatore (solitamente capobottega), il figurinaio, il gessaio, lo stucchino e i relativi apprendisti e garzoni.

Si racconta che la decorazione delle statue fosse affidata quasi esclusivamente alle donne, guidate da una maestra detta “la parigina” in quanto pare avesse appreso l’arte della decorazione pittorica a Parigi. Lo stile classico delle statue in gesso lo ritroviamo anche in altri centri della nostra penisola, in particolare in un piccolo borgo di figurinai della provincia di Lucca, Coreglia Anteminelli.

Per l’area laziale abbiamo in mostra un presepio estremamente contemporaneo, realizzato in terracotta da Alessandro Martinisi: qui il piccolo Gesù è rappresentato in braccio ad uno dei re magi seduto sul grande cammello. Anche in questo caso vediamo come la sensibilità di un artista contemporaneo irrompe nella tradizione scardinando ogni regola iconografica.

All’interno del nostro viaggio immaginario, non potevamo poi non toccare la Puglia, e soffermarci a Lecce dove i maestri artigiani spiccano per la lavorazione della cartapesta. Ecco quindi le figure antiche sapientemente restaurate dagli artigiani di oggi, datate primo Novecento. L’iconografia è quella della fuga in Egitto, che vede la sacra famiglia in cammino verso la terra dei Faraoni per sfuggire alla vendetta di Re Erode.

Il viaggio termina in Sicilia terra dove l’innesto di culture, stili e tecniche diverse ha dato e dona ancora risultati altissimi nella produzione di figure da presepio. Qui in mostra abbiamo due nomi altisonanti di questa tradizione, uno, Giuseppe Criscione, più classico e “verista”, l’altra, Angela Tripi, è forse l’artista più quotata del momento in tutto il mondo.

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