Gregorio X, il papa eletto a Viterbo dopo 1006 giorni di sede vacante, è anche il papa di Marco Polo.
Ludovico Gatto, che tanto ha scritto sulla vita di questo papa, fa un’esamina interessante dei rapporti tra questi due personaggi[1]. Sicuramente si conobbero, ma forse è necessario far chiarezza sulle vicende.
Partiamo dall’inizio.
Marco Polo ci narra nel Milione che incontrò Adaldo[2] prima che divenisse papa[3].
I Polo giunsero a S. Giovanni d’Acri nell’aprile del 1269. Niccolò e Maffio, nobili veneziani, tornarono dal paese dei Tartari come ambasciatori inviati dal Gran-Khan Qubilai al pontefice. Marco scrive che i suoi fratelli riferirono quest’ambasciata ad “Adaldo Visconti di Piacenza”; a Tebaldo, infatti, sarebbe piaciuta l’idea dell’espansione del Cristianesimo in Oriente. Data la sede vacante, Tebaldo disse loro di tornare con quelle proposte, quando fosse stato eletto il nuovo pontefice.
Lasciata S. Giovanni d’Acri, i Polo tornarono a Venezia ove giunsero nel giugno 1269 per trattenervisi due anni. Niccolò, con i fratelli e col giovane Marco, ripartì nell’estate 1271. I fratelli si recarono di nuovo presso il Visconti per chiedergli consiglio sul tenore della risposta da portare a Qubilai; fu, però, loro detto che non era possibile prendere una decisione perdurando la vacanza papale. Dopo una breve sosta a Gerusalemme, i Polo si intrattennero un’ultima volta con Tebaldo; questo consegnò loro due lettere per il Gran-Khan in cui venivano chiesti aiuti per la crociata.
Quando i Polo giunsero ad Ajas un messaggero li avvertì che il nuovo papa eletto era proprio Tebaldo Visconti; tornarono allora indietro per rincontrarlo e ricevettero così l’incarico di compiere una missione speciale presso il Gran-Khan.
Nel racconto di Marco Polo c’è un grande errore.
I suoi fratelli nel 1269 non possono aver parlato con Tebaldo perché questo non si trovava ancora in Terrasanta[4]. L’errore è dovuto al fatto che, in questa parte del Milione, Marco Polo narra avvenimenti svoltisi trenta anni prima; e nel 1269 egli non faceva ancora parte della spedizione.
Ma un altro errore ci permette di sciogliere l’enigma. Marco chiama Tebaldo “legato apostolico”, mentre sappiamo che quest’ultimo era partito dall’Europa come semplice crociato; è probabile, tuttavia, che tale carica appartenesse al personaggio dal padre e dallo zio di Marco realmente incontrato nel 1269. Nel 1263 Urbano IV aveva designato patriarca di Gerusalemme Guglielmo di Agen, affidandogli l’amministrazione della diocesi di S. Giovanni d’Acri; qualche giorno dopo nominò il nuovo patriarca, legato pontificio in Antiochia, in Siria e in tutto l’Oriente. Il 25 settembre Guglielmo sbarcò a S. Giovanni d’Acri per rimanervi fino alla morte, avvenuta il 21 aprile 1270; ma i due Polo in quella data si trovavano già a Venezia. Nel 1269 essi parlarono, quindi, realmente con un legato apostolico, ma egli era Guglielmo di Agen, non Tebaldo; essi incontrarono il Visconti solo nel settembre del 1271, quando l’altro, il legato, era morto da quattro mesi circa.
Resta da accennare al valore della testimonianza offertaci da Marco Polo: pur nella confusione dei ricordi, ci dà una sicura prova del prestigio notevole raggiunto da Tebaldo Visconti. Quest’ultimo, pur senza ricoprire alcuna carica ufficiale, era ricercato da ambasciatori e uomini esperti di politica e di affari; per cui è normale che i Polo chiedessero a lui consigli sull’atteggiamento da tenere verso il Gran-Khan. Tebaldo era considerato con il rispetto e la stima dovuti a un uomo di larga esperienza; la sua preparazione e la sua lunga carriera ne avevano fatto un uomo politico di primo ordine.
[1] L. Gatto, Il pontificato di Gregorio X, Roma 1959, pp.49-52
[2] Nei vari documenti viene chiamato Tebaldo, Teobaldo, Tealdo, Tedaldo.
[3] M. Polo, Il Milione, ed. L. Foscolo Benedetto, Firenze 1928, pp. 8-9
[4] Nonostante i pochi documenti, sappiamo che nel dicembre 1269 Tebaldo era a Parigi; nel marzo 1271 era tornato a Liegi.
Elena Cangiano