In questi giorni ha fatto notizia la scelta del neo ministro ai beni e alle attività culturali Alberto Bonisoli di modificare le politiche del precedente ministro relativa alla domeniche gratis nei musei statali.
In effetti, nonostante il dibattito mediatico si sia incentrato sull’”abolizione” e sugli effetti della stessa per la cultura e le tasche degli italiani, in realtà il provvedimento prevede solo il trasferimento della scelta della domenica gratuita dal ministero ai vari responsabili delle singole strutture.
Gli italiani, in maniera non troppo sorprendente, si sono divisi. Da un lato chi ritiene che così a molti sarà impossibile accedere ai musei, dall’altro chi ritiene che è importante partecipare al mantenimento della res publica.
Ma come si prende la decisione di stabilire prima e di abrogare poi una iniziativa come quella delle domeniche gratis al museo?
Al Ministero, prima di introdurre e poi per abolire l’evento, saranno state fatte ampie valutazioni. Ragionamenti complessi supportati dall’analisi di una quantità di dati sicuramente ragguardevole visto il numero dei musei coinvolti.
Gli esperti avranno approfondito l’aspetto prettamente economico dei ricavi e dei costi. Ma sicuramente non avranno tralasciato l’analisi del ritorno o meno d’immagine, delle ricadute sulle strutture ricettive e tutto quello che ruota intorno al turismo culturale. Senza dimenticare, ovviamente, il mantenimento e la conservazione dei beni culturali stessi.
Eppure i risultati sembrano meno chiari del previsto. Fino a qualche mese fa si parlava di successo assoluto, ora scopriamo che se ne può fare a meno e che addirittura le guide turistiche (link) sono contrarie all’evento.
Mi son chiesto a cosa si deve questa incertezza e, ragionandoci su partendo dalle mie esperienze di visitatore e operatore nel settore, ho fatto queste considerazioni che condivido con voi.
E’ un fatto che le strutture siano maggiormente visitate nei giorni ad ingresso libero (ma non solo). Da questo possiamo supporre che:
- Una percentuale del pubblico non sarebbe entrata se non ci fosse stato l’evento
- Una parte dei visitatori che sarebbe comunque entrata non ha pagato il ticket dovuto
- Una parte dei fruitori che sarebbe andata in giornate differenti ha spostato anche solo dal sabato alla domenica il giorno di visita.
- Un incremento del pubblico ci sarebbe stato comunque come dimostrano i trend degli anni precedenti.
Costi, ricavi, ricadute etc
- Riguardo i costi, evidentemente, ci devono essere stati incrementi almeno nelle seguenti aree:
- Personale per la guardiania
- Comunicazione per promuovere l’evento
- Organizzazione a livello centrale (coordinamento ministeriale) e periferico (i singoli musei)
- Manutenzione ordinaria maggiore
- Attività di conservazione legate ai maggiori rischi per i beni
- A questi si devono aggiungere, poi, i mancati incassi relativi almeno alla percentuale di pubblico che sarebbe comunque venuta
- Per quanto concerne i ricavi, invece, è probabile che:
- Le strutture dotate di caffetteria o bookshop abbiano lavorato di più, ma su questo non firmerei col fuoco. Un pubblico non disposto a investire 5-7-10 € per visitare un museo sarà poi interessato a libri che lo riguardano?
- Inoltre, la scelta di visitare un museo in un’altra città (se in altra città si è andati effettivamente per quello) avrà generato un indotto per altri settori extra culturali. Strutture ricettive, ristoranti ma anche i benzinai avranno avuto benefici che dal punto di vista del ministero significa più crescita e più introiti dalle tasse.
- Ci sono poi le ricadute culturali
- Qualche bambino avrà finalmente visitato un sito archeologico o un museo e avrà deciso di fare l’archeologo da grande.
- I genitori avranno soddisfatto gratis la loro sentita (ma non tanto da pagare per entrare) esigenza culturale
- Nel complesso, però, senza servizi e senza supporti didattici probabilmente il ricordo delle cose viste ma non fatte proprie si esaurirà un sospiro di ammirazione.
- Infine le ricadute occupazionali
- Maggiore personale impiegato quindi maggior numero di personale a chiamata (o erano tutti volontari? Nel caso avvisiamo il bambino che vuole fare l’archeologo di cambiare subito passione!) o che svolge straordinari
- Maggiore stress per il personale che di colpo si deve adeguare alle esigenze di un pubblico non abituato alla visita museale
- Guide che operano con maggiore fatica con i gruppi e gli individuali che avevano comunque deciso di visitare la struttura (specie nelle mete “top” come Colosseo, Uffizi etc.).
Conclusioni
Come è evidente non è così semplice tirare conclusioni riguardo scelte così complesse.
Una cosa che però sarebbe sicuramente utile al dibattito è la dichiarazione degli obiettivi prima di promuovere un’azione.
Resta fermo il fatto che poi, se vengono raggiunti casualmente altri obiettivi positivi involontariamente, l’azione è da considerarsi comunque buona, ma questo ci permetterebbe di capire quanto è dovuto al caso e quanto all’analisi per fare una corretta valutazione di chi governa.
A me comunque resta un dubbio di fondo. Quale motivazione giustifica questa gratuità?
- Perché il bene è statale? E allora perché pagarlo il resto dell’anno? E perché pagare la Rai o le ferrovie dello stato? Sono pure quelle statali al 100%, no?
- Per fare promozione delle strutture? Bene, ma ci sono molti modi di promuovere. Quanto ci costa questa campagna?
- Perché si vuole avvicinare il pubblico meno avvezzo? Ok ma siamo sicuri che il problema non sia di concetto più che di portafoglio?
- Se il pubblico comincia ad associare le parole gratis e cultura siamo sicuri sia un bene? Perché chi entra a pagamento vede un vantaggio immediato ma aprire una struttura (ancor più di domenica) ha dei costi. Chi li coprirà? Chi pagherà direttori e dipendenti, specie dei musei “minori”? Con quali risorse?
- Non rischiamo di declassificare i professionisti del settore? Rischiamo di passare dall’essere una repubblica degli stagisti ad una repubblica dei volontari? Ma allora, domanda delle domande, a che servono le figure professionali in ambito umanistico sfornate dalle università italiane?
E voi che ne pensate?