di Giuditta Anania
La Pinacoteca di cui oggi dispone il Palazzo dei Priori è frutto di un raccolta iconografica in cui si riconoscono diversi personaggi della vita politica e religiosa di Viterbo. Si tratta di dipinti commissionati tra il XVIII e XIX secolo, facenti parte della collezione dell’Accademia degli Ardenti di Viterbo che, fin dall’800, aveva assunto il ruolo di istituto culturale cittadino, volendo documentare le figure più illustri che maggiormente avevano dato impulso alla vita culturale dell’Accademia stessa. L’Accademia degli Ardenti fu fondata nel 1480 dal conte parmense Antonio Tagliaferri, allo scopo di approfondire e divulgare la conoscenza letteraria delle scienze e delle arti; nel corso del tempo ha potuto godere di soci di un certo rilievo, quali Ariosto, Tasso e Michelangelo. L’accademia delle scienze e delle arti di Viterbo è considerata tra le più antiche d’Italia e raggiunse un livello di prestigio tale che, grazie a suo zio, anche Giacomo Leopardi nel 1817 aderì all’Accademia quale “socio corrispondente”.
La pinacoteca è stata realizzata nel corridoio che unisce il Palazzo dei Priori e il Palazzo del Podestà, è piccola ma ben studiata e ospita una parte della collezione dell’Accademia.
Papa Clemente XI
Uno dei ritratti che si possono ammirare nella pinacoteca del Palazzo dei Priori è quello del pontefice Clemente XI. Giovanni Francesco Albani nacque ad Urbino da una nobile famiglia, fu governatore di Rieti e Orvieto e fu creato cardinale da papa Alessandro VIII. La sua elezione avvenne nel 1700, dopo un conclave che aveva visto mutare gli equilibri di potere delle monarchie europee in seguito alla morte senza eredi di Carlo II di Spagna; alla fine si arrivò alla scelta del cardinale Albani, molto vicino a Luigi XIV, ma dotato di grande capacità diplomatica, che quasi sfociava nell’immobilismo, tanto che venne criticato dai suoi contemporanei per la sua incapacità di prendere una vera posizione.
Nonostante la pacatezza politica, papa Clemente XI ebbe il suo riscatto all’interno dello Stato pontificio come grande mecenate: arricchì la biblioteca Vaticana di molti codici orientali; diede grande impulso all’archeologia, con i primi scavi scientifici delle catacombe; aprì in Campidoglio un’accademia di pittura e scultura, disponendo della tutela delle opere artistiche cittadine. Importante fu anche l’opera edilizia che il papa promosse per l’abbellimento e lo sviluppo urbano della città eterna, quali l’obelisco a piazza del Pantheon e la famosa meridiana di Santa Maria degli Angeli. La sua attenzione all’attività edilizia si focalizzò anche fuori dalla città di Roma e interessò Civitavecchia, con la costruzione di un acquedotto; Civita Castellana, con la costruzione del viadotto e la sua città natia, Urbino, che conobbe ulteriori opere di mecenatismo da parte del pontefice, quali la fondazione di una biblioteca pubblica e il restauro dei palazzi arcivescovili e delle mura della città.
Papa Albani si distinse anche in campo religioso, indicendo un giubileo straordinario subito dopo aver chiuso quello ordinario del 1700 (promulgato e aperto da Innocenzo XII); quello del 1701 è un “normale” giubileo di inizio pontificato, col quale tradizionalmente il papa chiedeva l’assistenza di Dio sulla propria opera come capo della Chiesa: era ancora in corso infatti la complicata questione della successione al trono di Spagna, che aveva affrettato l’elezione del papa. L’imminente scoppio di una guerra tra Impero e Francia, che avrebbe coinvolto l’intera Europa, caricò il giubileo di un più ampio significato e ne fece uno degli strumenti usati dal papa per scongiurare il conflitto. Nonostante le azioni diplomatiche la situazione precipitò con lo scoppio della guerra di successione spagnola tra la corona francese e gli Asburgo d’Austria, che vide prevalere proprio questi ultimi, che ricevettero gran parte dei possedimenti dell’impero spagnolo e ebbero occasione di rivalsa anche sui possedimenti pontifici.
Clemente XI fu quindi un pontefice che, nonostante le avversità politico-sociali e religiose, riuscì ad emergere e a essere ricordato come mecenate, in una fase storica molto delicata e turbolenta, in cui il potere temporale e spirituale della Chiesa venne messo ampliamente a dura prova.
Papa Clemente XII
Nella sezione della piccola pinacoteca del Palazzo dei Priori è altresì possibile ammirare il ritratto di papa Clemente XII, realizzato da un artista anonimo.
Lorenzo Corsini, nato a Firenze da una ricca famiglia di mercanti, intraprese la carriera ecclesiastica e, dopo 24 anni anni di vita cardinalizia, venne eletto pontefice con il nome di Clemente XII. Come pontefice, nonostante fosse stato nominato in età molto avanzata, riuscì a imprimere un nuovo corso al governo dello Stato della Chiesa; promosse la costruzione di numerose opere pubbliche, tra cui la Fontana di Trevi, la nuova facciata di San Giovanni in Laterano; l’ampliamento del porto di Ancona e l’apertura della Strada Clementina. Certamente di maggiore rilievo fu l’apertura alla cittadinanza dei Musei Capitolini, il primo museo pubblico del mondo.
La costruzione del Palazzo Nuovo sulla piazza del Campidoglio a partire dal 1654 permise di sistemare appropriatamente la grande quantità di opere d’arte fino a quel momento accantonate nel Palazzo dei Conservatori. Grazie alla disponibilità di spazio nell’edificio appena costruito, fu possibile collocare alcune di queste opere nel nuovo museo. Tuttavia il Museo Capitolino non fu aperto al pubblico fino al secolo successivo. Fu solo nel 1734 che il museo fu inaugurato da papa Clemente XII, dopo l’acquisizione della collezione di statue e ritratti da parte del cardinale Alessandro Albani. La sua opera rese possibile la creazione del museo e la sua apertura al pubblico, consentendo a tutti di ammirare le opere d’arte che erano state raccolte e preservate nel corso dei secoli.
Il pontefice è inoltre conosciuto per aver condannato la Massoneria, emanando la bolla In eminenti apostolatus specula.
Indubbiamente Clemente XII fu una figura di spicco del XVIII secolo; nonostante le difficoltà di salute avute negli ultimi anni di pontificato, non smise mai di occuparsi e prodigarsi a favore di uno sviluppo politico, sociale, talvolta urbanistico, ma soprattutto culturale dello Stato della Chiesa, grazie anche allo strettissimo rapporto di amicizia con il cardinale Albani, oggi considerato protettore delle arti.