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Cattedrale di San Lorenzo

Le notizie più antiche circa la presenza di un edificio di culto dedicato a S. Lorenzo Martire sull’attuale Colle del Duomo risalgono all’Alto medioevo.

Già nel 775 si parla di una pieve di S. Laurentii e di Petrus, suo presbitero, e in una bolla di papa Leone IV (852) appare ancora un riferimento alla stessa.

La completa consacrazione, però, arriverà nel 1192, anno in cui Celestino III riunì Viterbo, Blera, Tuscania e Cencelle in un’unica diocesi insignendo la chiesa con il titolo di Cattedrale.

Tra XIV e XV secolo furono programmati importanti interventi sull’impianto della Cattedrale di S. Lorenzo che, tuttavia, rimasero inespressi (Antonio da Sangallo). Nel corso del Cinquecento si registrarono interventi cospicui sulla struttura.

Nel 1560 fu demolita l’abside maggiore per creare la nuova cappella del coro. Tra il 1568 e il 1570 il cardinale De Gambara iniziò la costruzione di dieci cappelle laterali, otto delle quali furono richiuse dopo la seconda guerra mondiale. Le grandi arcate murate che si notano percorrendo le navate minori corrispondono agli ingressi di questi ambienti oramai non più fruibili.

Anche durante il XVII secolo assistiamo ad una fervente opera di rimodernamento che porterà alla trasformazione definitiva dell’impianto romanico prima dei restauri post bellici.

Nel 1650 il cardinale Francesco Maria Brancaccio diede avvio ai lavori della sagrestia e nel 1681 il suo successore, Stefano Brancaccio, fece costruire le volte sulle navate facendo rialzare quelle laterali e trasformando le finestre di quella centrale. A questi lavori si aggiungeranno quelli del vescovo Sacchetti che procedette alla demolizione dei muri che fiancheggiavano l’abside maggiore al fine di ampliare il coro.

Gli interventi successivi al XVII secolo, almeno fino ai restauri post bellici, saranno volti esclusivamente alla manutenzione e al restauro della struttura.

Sacrestia

I lavori di arredo della sacrestia, finanziati grazie alla munificenza del cardinale Muzio Gallo (1785-1801), allora vescovo di Viterbo, furono completati nel 1795, come ricorda l’iscrizione presente sopra il portale d’ingresso.

Il rivestimento fu realizzato in radica di noce dall’ebanista Luigi Cappuccini su disegno di Giuseppe Antonini.

Sagrestia
Sagrestia della Cattedrale di San Lorenzo

Il gusto neoclassico si manifesta nell’ampio utilizzo di colonne, paraste e lesene con capitello ionico, negli ovuli e nei festoni e, in generale, nell’ampio richiamo a forme decorative tipiche della classicità greco-romana. Proprio questi elementi furono evidenziati con l’utilizzo dell’oro.

La decorazione della volta fornisce un accentuato illusionismo prospettico legato all’uso di linee convergenti al centro del soffitto e dalla rastremazione della decorazione a finti lacunari.

Nel riquadro al centro della volta era posta l’opera, attribuita a Carlo Maratta, “S. Lorenzo ed i poveri”. Attualmente è presente solo una riproduzione fotografica mentre l’originale è visibile lungo la navata sinistra della chiesa.

Particolare attenzione merita il crocifisso in cartapesta del XVII secolo realizzato con inserimento di giunti in legno che permettono la mobilità di parti del corpo quali le braccia ed il capo. E’ possibile notare uno di questi giunti in legno emergere da una caduta nella cartapesta sul braccio destro del Cristo. La possibilità di movimento è intuibile anche grazie all’asola presente nella mano destra del Salvatore in prossimità del chiodo.

L’orologio a pendolo a doppio bilanciere, ancor oggi perfettamente funzionante, è in fase con la stessa decorazione e fu voluto dal cardinale.

Coro barocco

In questa zona si possono ammirare gli affreschi realizzati nel 1683 dal pittore romano Giuseppe Passeri. Questi rappresenta S. Lorenzo nella scena principale della volta contornato dalle personificazioni delle virtù.

Nel catino absidale la figura del Cristo in Gloria è circondata dalla rappresentazione di alcuni santi:

  • S. Paolo, defensor fidei (difensore della fede), con la spada
  • S. Pietro con le chiavi del Paradiso
  • SS. Valentino e Ilario, evangelizzatori della Tuscia e compatroni di Viterbo
  • S. Eudossia martire, seguace di Valentino e Ilario
  • S. Rosa da Viterbo nelle vesti di suora, patrona di Viterbo
  • S. Giuseppe raffigurato con la verga fiorita
  • S. Girolamo con in mano la Vulgata (traduzione della Bibbia)
  • S. Filippo Neri (barba bianca) e S. Francesco Saverio (colletto nero)
Catino absidale
Catino absidale nell’area del coro barocco

La pala d’altare rappresenta la Gloria di S. Lorenzo ed è stata realizzata nel 1648 da Giovan Francesco Romanelli, artista viterbese attivo a Roma e presso la corte del re di Francia al seguito del Cardinale Mazzarino, suo mecenate.

L’autore rappresenta l’iconografia classica del Santo rappresentato in veste arcidiaconale nell’atto di saltare sulla graticola, strumento del martirio; nella mano destra impugna la palma, attributo di tutti i martiri.

L’opera è stata integralmente restaurata nel 1999.

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