Era il 28 dicembre 2019, quando i telescopi della Terra nell’ambito della campagna osservativa Atlas (Asteroid Terrestrial-Impact Alert System) individuarono una cometa che ci sarebbe passata accanto nei cieli di marzo/aprile. Tanto interesse destarono le sue dimensioni e la velocità cui procedeva che gli astronomi la “adottarono” dondole il nome di Atlas.
La campagna osservativa
La campagna osservativa Atlas nasce con due obiettivi differenti: potremo definirle due facce della stessa medaglia… dai toni quasi opposti.
Da un lato individuare, misurare, classificare e monitorare tutti gli oggetti (comete e asteroidi) che potenzialmente potrebbero entrare in rotta di collisione con la Terra. Dall’altro studiare gli attori più antichi che ancora calcano le scene del nostro sistema solare. Non dimentichiamo che le comete sono le formazioni primigenie del nostro sistema solare.
In un certo senso due obiettivi che guardano in direzioni opposte: da un lato scongiurare la paura dell’annichilimento, dall’altra la curiosità volta all’origine dei pianeti.
Del nostro sopra tutti.
Cosa sono le comete?
Le comete sono corpi composti di acqua e roccia nati tra antichi scontri/incontri di pulviscolo durante i primi vagiti del sistema solare.
E’ da scontri tra comete e meteoriti che nacquero corpi celesti sempre più grandi, fino a diventare planetoidi e quindi i pianeti.
Man mano che corpi celesti più grandi si formarono, la loro rispettiva forza gravitazionale cominciò a incidere sul sistema solare annettendo voracemente tutto il materiale a loro disposizione, e impedendo così a corpi più piccoli di “alimentarsi” e crescere quanto loro: un po’ come se a una tavola imbandita fossero arrivati per primi i corpi celesti poi diventati pianeti…lasciando giusto le briciole a corpi più ritardatari e, anche per questo, ancora piccoli. Piccoli corpi “condannati” a non crescere mai più.
Scarto nei tempi e nelle dimensioni di formazione
Questo scarto nei tempi e nelle dimensioni di formazione pose questi piccoli corpi celesti alla mercè dei grandi pianeti già formati, la cui forza gravitazionale, una volta che il sistema solare si “raffreddò” raggiungendo l’equilibrio che vediamo oggi, li relegò in una zona periferica del nostro sistema chiamata nube di Oort: una regione remota che risiede oltre l’orbita di Nettuno e interamente popolata di comete.
Alcune di esse, sottoposte a perturbazioni nelle loro orbite, perdono il proprio equilibrio gravitazionale “cadendo” verso il centro del sistema solare e iniziando a “errare”, tracciando così orbite intorno al Sole che possono avere ciclicità di anni, secoli o anche millenni.
E’ evidente ora l’importanza che ricopra studiare quelli che potremmo definire gli atomi costitutivi del nostro pianeta. Le fondamenta stesse del nostro Pianeta.
Se avvicinassimo l’importanza delle comete al concetto di fonte archeologica, potremmo immaginare la cometa come un antico romano che ogni tot di anni vediamo comparire e camminare nel nostro tempo: non possiamo parlargli, non possiamo fermarlo..ma guardandolo e studiando come è vestito, come si muove e dove va possiamo trarre una serie di informazioni fondamentali per capire meglio chi siamo e da dove veniamo.
La cometa Atlas
Atlas (o meglio C/2019 Y4 Atlas) non fa eccezione, e col passare delle settimane aveva galvanizzato gli astronomi sfrecciando nel cielo con una rara luminosità. Tutti pensavano che entro fine maggio avrebbe rivaleggiato con Venere per diventare l’astro più brillante del cielo al tramonto. Negli ultimi giorni però ha rivelato una brutta sorpresa: attesa da tutti come una delle comete più luminose degli ultimi anni, sembrerebbe essersi improvvisamente spezzata durante la sua corsa verso il Sole.
Sarà visibile a occhio nudo?
A mettere in dubbio la possibilità di poterla ammirare a occhio nudo nelle prossime settimane è proprio la metamorfosi del suo nucleo, che appare più allungato e meno brillante nelle ultime immagini pubblicate dagli astronomi Quanzhi Ye dell’Università del Maryland e Qicheng Zhang del California Institute of Technology (Caltech).
L’orbita di Atlas
A impensierire ora gli osservatori è l’orbita di Atlas sempre più influenzata dai forti gas emessi dal proprio “cuore” spezzato. Questo fenomeno naturalmente incrementa man mano che procede verso il Sole scaldandosi in un magnifico spettacolo di luce.
Superata la zona calda, la cometa tornerà ad allontanarsi fino a ricongelarsi, quindi smettere di emettere gas..,e tornando così silenziosa e invisibile.
Fino al prossimo passaggio: tra 6026 anni