Gli ultimi articoli

Di Angelo di Nicola, figulo viterbese, sono i pavimenti invetriati del tempio di Santa Maria della Peste e della Cappella Mazzatosta alla Verità.

Pavimento a mattonelle invetriate presenti nella cappella Mazzatosta

 

Le notizie sulla vita

Angelo di Nicola o Colai o di Cola di Simone, “vascellaro”. Il 1° novembre 1469, insieme a Giovan Battista di Nerio vasaro, presenzia al testamento che Menico, fabbro di Vetralla, infermo, detta nella casa di Angelo posta nella parrocchia di San Simeone.

Il nome di maestro Angelo vascellaro è riscontrabile in un rogito del 28 novembre 1476, in altro del 5 luglio del 1480 con la qualifica di figulo e ancora il 26 aprile 1488 e l’11 ottobre 1492.

Il 21 maggio 1493 provvede alla dote della propria figlia Potenziana in procinto di sposare Battista… di Antonio. Il 13 maggio 1498 dota l’altra figlia Girolama promessa sposa ad Antonio Porchetti di Canepina, il 17 settembre dello stesso anno figura ancora come testimone, mentre il 19 novembre presenzia a un rogito stipulato nell’abitazione di Stefano di Nerio vascellaro nella contrada di San Nicola delle Vascelle. Il 6 dicembre 1500 promette dote all’altra figlia Sarra in atto di coniugarsi con Bernardino di Egidio Pincarella di Viterbo.

Il 3 agosto 1507 i discreti uomini Domenico e Angelo di Cola vascellari viterbesi, abitanti nella contrada di San Simeone, vendono al sig. Pietro Paolo Pollastri una terra posta nella contrada di Pian di Spina.

L’interpretazione dell’iscrizione

Facciata di Santa maria della Verità

Nel 1853 lo scienziato e storico viterbese Francesco Orioli, prendendo in visione le mattonelle decorate e invetriate che compongono il pavimento del piccolo tempio di Santa Maria della Peste, lesse a margine di una di esse An/ge/lus / Co/la/i /pin/sit, mentre l’interpretazione di altri esperti del settore, avvenuta in epoche successive, propose il nominativo Paulus al posto di Angelus. Quindi l’opera, riconosciuta come di Paolo di Nicola, un artista del quale nulla si conosce, secondo Orioli, che fu tra i primi a interpretare la scritta, dovrebbe ricondursi ad Angelo Colai.

Questo raro esempio di decorazione ceramica venne finanziata poco prima del 1507 dal nobile Paolo Mazzatosta di Bartolomeo, che in quell’anno risultava già morto, e da Martino, conciatore di grano. Allo stesso figulo, per tradizione storica, dovrebbe appartenere la decorazione delle mattonelle del piancito della Cappella Mazzatosta nella chiesa di Santa Maria della Verità, di grande spessore artistico, realizzato nel 1469 su committenza di messer Nardo Mazzatosta, zio di Paolo sopra riferito.

Le prove di Gino Rosi

L’archeologo Gino Rosi prendendo un quadrello con l’ornato di foglie vi legge la dicitura, assai deperita, ANGELUS NI…DARE …M…VANI. Quell’ANGELUS NI… dovrebbe corrispondere, pur se manca la riprova, ad Angelus Nicolai, autore anche di questo lavoro quantunque la diversità degli esiti qualitativi delle due opere. Forse il piancito della chiesuola della Peste o Santa Elisabetta, realizzato in epoca posteriore, non ha avuto la totale attenzione del maestro di bottega, mentre per l’altro c’era stato il diretto operato e la sorveglianza di maestro Angelo.

Entrambi i pavimenti richiamano alla mente l’altro eseguito in mattonelle invetriate nel 1465 nella navata destra della cattedrale di Viterbo ad imitazione di quello della navata sinistra, sottoposta a risarcimenti nel 1466. Purtroppo questi ultimi lavori sono andati perduti nei vari rifacimenti effettuati nel tempio nei secoli successivi¹.

 

Noris Angeli

dal volume “Dall’argilla al manufatto”

(di prossima pubblicazione)

 


¹ A.S.Vit, Not.Vit,Bernardino Cobelluzzo, prot.1487, c.45v; Leonardo Gagliardi, prott.1103, c.56v, 1105, cc.9,340, 1106, c.31v; Sebastiano Turini, prot.2449, c.9; Tommaso De Antiquis, prot.798, c.98; Tommaso di Andrea, prot.2528, cc155v, 338,339; Domenico Faiani, prot.1033, c.206. M. GALEOTTI, L’illustrissima città di Viterbo, Viterbo 2002, pp.251-252, 567; G.ROSI – U. RICHIELLO, Le ceramiche decorative a Viterbo, in rivista “Faenza”, 1929, fasc.IV, p.127.

Condividi :