Accadde oggi, l’appuntamento giornaliero che vi farà compagnia fino almeno al 3 aprile. In questi tempi difficili abbiamo deciso di fissare questo appuntamento con l’intento di ricordare alcuni fatti importanti accaduti negli anni passati e con l’occasione suggerire uno o più volumi per approfondire l’argomento.
#iorestoacasa aspira a diventare #ioleggoacasa grazie a diverse iniziative in corso. La nostra si vuole porre all’interno di questo flusso.
ACCADE OGGI: Il primo Dantedì nel 2020
Dalle ore 12 di oggi si celebrerà per la prima volta, il Dantedì, cioè la giornata dedicata a Dante Alighieri, istituita dal Governo, per omaggiare il viaggio ultraterreno del Sommo Poeta. Sulla questione dell’anno e del giorno di inizio del viaggio, ancora oggi ci si interroga.
Il canto I dell’Inferno è il prologo terreno al viaggio di Dante dell’aldilà. Il cammino del Poeta rispecchia il modello esistenziale del Medioevo cristiano: la vita è un percorso ascensionale dell’anima dal mondo a Dio e l’uomo è un viator, cioè un pellegrino alla ricerca della salvezza. “Nel mezzo del cammin di nostra vita” questo l’incipit che tutti conosciamo. Sappiamo che Dante ha compiuto il viaggio all’età di 35 anni. Nel Convivio (IV,XXIII, 6-10) ci dice che il punto sommo dell’arco della vita sia nel trentacinquesimo anno. Essendo nato nel 1265, possiamo porre l’inizio del suo viaggio nel 1300.
IL GIORNO
Nel 37° verso dell’Inferno Dante specifica le circostanze dell’apparire della lonza, la prima delle tre fiere della selva oscura. Si tratta delle prime ore del mattino e il sole sta sorgendo nella costellazione dell’Ariete. Il viaggio di Dante sarebbe quindi da collocare nel tempo dell’equinozio di primavera, quando il sole sorge e tramonta alla stessa ora in tutti i luoghi della terra e segna il momento climatico della rinascita della natura. L’opinione comune nel Medioevo voleva che i sei giorni della creazione del mondo fossero culminati proprio con l’equinozio di primavera; inoltre si credeva che anche la parabola terrena di Cristo, dall’incarnazione alla morte che segna la rinascita dell’umanità dal buio del peccato, fosse compresa fra due equinozi di primavera.
Inoltre la notizia fornita nel canto I trova un preciso riscontro nel canto XXI dell’Inferno dove, ai vv. 112-114, il diavolo Malacoda afferma che i ponti che collegano le bolge dell’ VIII cerchio crollarono al momento della morte di Cristo, esattamente “mille dugento con sessanta sei / anni” e cinque ore prima del colloquio tra il diavolo stesso e Dante e Virgilio.
Nel Medioevo molti ritenevano che Cristo fosse morto al compiersi dei 34 anni dall’incarnazione, fissata a partire dalla tradizionale data della natività, al 25 marzo, data vicina all’equinozio di primavera. Bisogna, inoltre, ricordare che durante il Medioevo i giorni dell’anno venivano contati non dal 1 gennaio, ma dalla datazione “ab navitade”, cioè partendo dal 25 dicembre o dalla datazione “ab incarnatione”, cioè dal 25 marzo. Il comune di Firenze, fra XIII e XIV secolo, preferiva contare i giorni dal 25 marzo.
Tuttavia lo stesso passo dell’Inferno potrebbe suffragare l’ipotesi che Dante intendesse riferirsi, facendo coincidere la data dell’inizio del viaggio con il giorno della morte di Cristo, non al tradizionale 25 marzo ma al Venerdì Santo, che nel 1300, cadde l’8 aprile.
NUOVA IPOTESI: IL VIAGGIO NELL’OLTRETOMBA NEL 1301
Il ricercatore Giovangualberto Ceri sostiene che il viaggio di Dante nell’Oltretomba fu, però, nel 1301. La sua ipotesi è basata su una nuova interpretazione delle coordinate astrologiche e astronomiche disseminate nella Commedia. Secondo il critico dantista Massimo Seriacopi, che recensisce il breve saggio del ricercatore, Ceri sembra aver svelato un’importante considerazione temporale, che porterebbe a spostare i tempi del viaggio dantesco.
Per Ceri, Dante non iniziò il suo cammino ”nella selva oscura” nella settimana che precedette la Pasqua del 10 aprile 1300, come oggi generalmente si sostiene, ma un anno dopo, il 25 marzo 1301, festa dell’Annunciazione. Il grande poeta fiorentino, nel rispetto della tradizione cristiana, ritiene – sostiene Ceri – che Cristo sia nato e risorto di domenica; il 25 dicembre è domenica solo il primo anno dopo Cristo.
Il ricercatore, sulla base del calendario che si ipotizza sia stato usato da Dante, spiega che “quando il 25 dicembre cade di domenica, il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, cade sempre di venerdì. Essendo Cristo nato nove mesi esatti dopo il suo concepimento, era stato dunque concepito il venerdì 25 marzo del 1 d.C. Ai tempi del Sommo Poeta, a Firenze, l’anno si computava proprio a partire da questo venerdì del 1 d.C. La chiusura del XIII secolo avveniva, di conseguenza, il 25 marzo 1301, e non il 25 marzo 1300”. Sarebbe dunque proprio la festa dell’Annunciazione del 1301, che chiudeva il secolo, che Dante avrebbe posto a fulcro della Commedia.
Non mancano certo le ragioni per stabilire quindi in data odierna il Dantedì