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Accadde oggi, l’appuntamento giornaliero che vi farà compagnia in un periodo così difficile. Abbiamo deciso di prendere questo impegno con l’intento di ricordare alcuni fatti importanti accaduti negli anni passati e con l’occasione suggerire uno o più volumi per approfondire l’argomento.

#iorestoacasa aspira a diventare #ioleggoacasa grazie a diverse iniziative in corso. La nostra si vuole porre all’interno di questo flusso.

ACCADDE OGGI: La scomparsa del teschio di Petrarca nel 2004

Il 5 aprile di quell’anno si diffuse la notizia che il teschio conservato nella tomba di Francesco Petrarca ad Arquà non fosse del poeta. Quando, nel novembre del 2003,il professore Carminelli, dell’Università di Firenze, aprì la tomba per effettuare la ricognizione scientifica del corpo, concluse, grazie alle analisi del Dna sui resti conservati, che le spoglie di Francesco Petrarca non fossero integre.

Sappiamo che l’illustre poeta, per sfuggire all’epidemia di peste che aveva colpito Milano, decise di trasferirsi dapprima a Padova e poi nel borgo di Arquà. Fu proprio in quel piccolo angolo di mondo che egli passò gli ultimi anni della sua vita fino alla morte, avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 1374 a causa di una sincope. Le sue spoglie furono sepolte nella chiesa parrocchiale di Arquà, per poi essere traslate sei anni dopo la morte in un’arca marmorea, per volere del genero Francescuolo da Brossano. Per il monumento funebre, in marmo rosso di Verona, ci si ispirò al modello dei sarcofaghi romani e alla classicheggiante tomba di Antenore a Padova.

Il paleontologo Vito Terribile Wiel Marin, responsabile della ricognizione del 2003, annunciò che l’esame al radiocarbonio di un frammento del cranio ritrovato nella tomba avesse stabilito che si trattasse di un teschio femminile databile tra il 1134 e il 1280. Quel cranio quindi non poteva appartenere al poeta morto circa cento anni dopo. Il professore Carminelli dichiarò, inoltre, che i campioni analizzati fossero appartenuti a due differenti individui. Sul corpo, infatti, trovarono dei segni sulle costole, i segni del famoso calcio di cavallo di cui Petrarca fu vittima nel 1350, mentre era in viaggio per Roma in occasione del Giubileo, e anche tracce della grave forma di obesità che affliggeva il poeta. 

Che fine ha fatto il cranio?

Un’ipotesi vorrebbe che quando nel 1873 il professor Canestrini eseguì alcune indagini sul corpo del poeta, il cranio gli si sbriciolò letteralmente tra le mani. A quel punto avvenne la sostituzione. Secondo altre ipotesi, invece, il cranio fu trafugato da qualche gerarca durante la seconda guerra mondiale quando il corpo del Petrarca era stato portato a Venezia, nei sotterranei del palazzo Ducale. Quel che è certo è che la “moda” di profanare le tombe, di santi o di personaggi illustri, per il traffico delle reliquie, nel corso del tempo, ha sempre attirato moltissimi seguaci.

LIBRO CONSIGLIATO

Lettere di viaggio Sallerio, Editore Palermo 1996

DOCUMENTARIO CONSIGLIATO

Francesco Petrarca, storia di un`anima

Elena Cangiano

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