Accadde oggi, l’appuntamento giornaliero che vi farà compagnia fino almeno al 3 aprile. In questi tempi difficili abbiamo deciso di fissare questo appuntamento con l’intento di ricordare alcuni fatti importanti accaduti negli anni passati e con l’occasione suggerire uno o più volumi per approfondire l’argomento.
#iorestoacasa aspira a diventare #ioleggoacasa grazie a diverse iniziative in corso. La nostra si vuole porre all’interno di questo flusso.
ACCADDE OGGI: Alessandro Volta e la prima pila nel 1800
Il 20 marzo di quell’anno Alessandro Volta presentava al mondo, scrivendo una lettera al presidente della Royal Society, la sua fondamentale invenzione: la pila. Il successo fu immediato.
Alessandro Volta nacque a Como nel 1745; a 13 anni iniziò la sua formazione con gli studi umanistici alla scuola dei gesuiti di Como proseguendo poi con le materie scientifiche, assecondando dunque i suoi interessi. Intorno al 1760 iniziò a scrivere lettere sulle sue attività di ricerca, mettendo in discussione alcune delle interpretazioni più in voga e accreditate della sua epoca sui fenomeni elettrici. Nel 1775 mise a punto la sua prima invenzione importante: l’elettroforo perpetuo. Grazie a questa invenzione e ai suoi studi venne nominato professore di fisica sperimentale alle scuole di Como. Volta però dimostrò il suo interesse soprattutto per la ricerca pratica, arrivando a realizzare moltissime invenzioni che permettevano di sfruttare i fenomeni elettrici. Ottenne così una cattedra presso l’Università di Pavia e negli anni mise a punto diverse invenzioni per misurare in maniera più scientifica l’elettricità.
Tra il 1799 e il 1800 Alessandro Volta realizzò e perfezionò l’invenzione che lo avrebbe reso famoso in tutto il mondo: la pila. Si trattava di una pila completamente diversa da quelle che conosciamo noi, più pratiche ed efficienti; funzionava grazie a delle reazioni chimiche.
IL FRUTTO DI UN LUNGO LAVORO
La sua trovata non fu improvvisa ma derivò dagli anni di studi e osservazioni precedenti sull’elettricità animale e sulle relative teorie di un altro italiano, Luigi Galvani. Quest’ultimo sosteneva che gli animali fossero attraversati da una elettricità “intrinseca” prodotta dal cervello e poi portata dai nervi ai muscoli dove veniva immagazzinata. Galvani lo aveva dedotto durante alcuni esperimenti con le rane grazie ai quali pensò che il fenomeno fosse dovuto al fatto che il contatto metallico formasse un circuito elettrico in cui fluiva la sua “elettricità animale”. Alessandro Volta contestò l’ipotesi di Galvani e intuì che la rana non era la causa diretta del passaggio di corrente poiché il movimento dell’animale era molto più accentuato quando per l’esperimento venivano usati metalli diversi tra loro.
Questa intuizione fu fondamentale per lo sviluppo della pila. Dopo diversi tentativi di produzione di una batteria che fosse in grado di produrre corrente elettrica costante, arrivò alla versione definitiva: una colonna composta da una serie di dischetti di zinco, feltro imbevuto di acqua salata e rame impilati l’uno sull’altro. Collegando un filo elettrico alle due estremità, si poteva prelevare l’elettricità generata dalla reazione chimica. L’unità di misura del potenziale della corrente elettrica è ancora oggi chiamata Volt in tutto il mondo, in onore di Alessandro Volta.
Senza la pila la nostra vita sarebbe molto più scomoda; pensiamo per esempio al fatto che non avremmo né il telefono cellulare, né il telecomando. Le auto partirebbero, ancora come nei modelli antichi, solo a spinta o ruotando la manovella e molto altro.
LIBRO CONSIGLIATO
La scienza come invenzione. Alessandro Volta, Sellerio editore 2000